Aquila Non Vedente

Aquila e tutta la sua famiglia (compreso Bibùlo)

Addio, piccola (auto)

Addio, mia piccola Suzuki.

E’ arrivato il momento di separarci, oggi.

Siamo stati insieme per oltre 11 anni e abbiamo percorso oltre 160.000 chilometri.

Ricordo ancora il pomeriggio quando ti sono venuto a prendere: era il 31 marzo 2009. Mia madre era ancora viva e io avevo ancora un po’ di sogni nel cassetto (e avevo anche un bel cassetto, allora).

Ne abbiamo passate insieme, 11 anni non sono mica bazzecole.

Hai vissuto le mie traversie famigliari.

Hai vissuto i miei successi/insuccessi lavorativi.

Hai ospitato qualche persona che mi era cara e che ho allontanato.

Mi hai accompagnato nei miei viaggi lungo la penisola, verso aeroporti che mi portavano là dove avrei voluto restare, e ti ho sempre ritrovato al mio ritorno.

Hai vissuto la mia malattia, accompagnandomi nei momenti più bui della mia vita e hai condiviso le mie paure, i miei pianti, le mie ansie e le mie speranze.

Hai scarrozzato a destra e a sinistra la piccola, che tanto piccola non è più e che non ti ha mai potuto soffrire, ma io mica te l’ho mai detto, eh?

Non è che tu sia stata molto fedele, perché mi hai fatto tribolare non poco, ma forse questo dipendeva dalla tua indole, come dire, un po’ irruente, che io non sono mai riuscito a soddisfare.

Ora spero che il tuo nuovo proprietario ti tratti bene, come ho fatto io. Ti ho consegnata in buono stato, farai bella figura nonostante i tuoi anni.

Addio.

 La canzone del sole

12 giugno 2020 Posted by | Smancerie pseudo-sentimentali, Storie ordinarie, Un po' di me | , , | 13 commenti

Una poesia

Vorrei rilanciare questo post di un paio d’anni fa.

Lo faccio perché questa poesia mi è tornata in mente qualche giorno fa, non ricordo in quale occasione o per quale associazione d’idee.

Questa poesia, attribuita a Charles Bukowski, l’ho scoperta casualmente stasera in rete.

Non sono sicuro che si intitoli effettivamente così.

Non sono neanche sicuro che appartenga proprio a Bukowski.

So soltanto che è bellissima.

Non ho smesso di pensarti,
vorrei tanto dirtelo.
Vorrei scriverti che mi piacerebbe tornare,
che mi manchi
e che ti penso.
Ma non ti cerco.
Non ti scrivo neppure ciao.
Non so come stai.
E mi manca saperlo.
Hai progetti?
Hai sorriso oggi?
Cos’hai sognato?
Esci?
Dove vai?
Hai dei sogni?
Hai mangiato?
Mi piacerebbe riuscire a cercarti.
Ma non ne ho la forza.
E neanche tu ne hai.
Ed allora restiamo ad aspettarci invano.
E pensiamoci.
E ricordami.
E ricordati che ti penso,
che non lo sai ma ti vivo ogni giorno,
che scrivo di te.
E ricordati che cercare e pensare son due cose diverse.
Ed io ti penso
ma non ti cerco.

15 Maggio 2020 Posted by | Notti insonni | | 10 commenti

Intervista con la storia

Parliamo d’altro.

Quando ancora stavano aperte le librerie (quando?), ho trovato questa edizione, ristampata a settembre 2019, del primo dei famosi libri di Oriana Fallaci con le interviste ai “potenti”.

Uno dei tanti libri che non lessi a suo tempo, pubblicato per la prima volta nel 1974 e, in seguito al successo avuto, ripubblicato nel 1977 con nuove interviste.

Com’è un tuffo nel passato? Nella prima metà degli anni settanta, soprattutto, quando ero un adolescente, già innamorato della politica. Ricordo soprattutto le ultime fasi della guerra in Vietnam, dell’invasione turca di Cipro, delle tensioni tra Israele, palestinesi e Paesi arabi, della crisi petrolifera e delle domeniche a piedi.

E’ emozionante rileggere le interviste ai protagonisti delle vicende di allora, in gran parte ancora aperte. I protagonisti della guerra in Vietnam, a cominciare da Kissinger; del conflitto arabo-palestinese (Golda Meir, Arafat); del conflitto indo-pachistano, alcuni protagonisti della politica italiana e poi Willy Brandt, Makarios e via dicendo. Particolarmente interessante è stata quella con Helder Camara, un piccolo grande arcivescovo brasiliano esponente della cd. “teologia della liberazione”, negli anni della dittatura fascista in Brasile.

C’è da dire che la Fallaci oltre a una grande giornalista era anche una grande scrittrice, perché le sue introduzioni alle interviste sono affascinanti quanto le interviste stesse.

Oriana Fallaci non era neutrale, era sfacciatamente di parte, ma non della parte degli altri potenti rispetto a quelli che aveva davanti (come accade oggi): stava dalla parte delle loro vittime, dei popoli oppressi.

Una lezione di giornalismo che ancora oggi sarebbe utile ai tanti, troppi leccaculo di corte.

Ora non resta che leggere il libro successivo, Intervista con il potere.

23 marzo 2020 Posted by | Libri | , | 1 commento

I ponti di Madison County

Ritorno ancora su questo film, che è ripassato in tv un paio di giorni fa (ho perso l’inizio, ma per il resto me lo sono rivisto tutto).

Ne avevo già parlato in un mio post precedente, ma ora, incuriosito, ho voluto leggere anche il libro e l’ho scaricato dalla biblioteca virtuale regionale: era disponibile e così me lo sono sciroppato tutto nel uichend (complice anche “qualcosa” che ci costringe in casa, a noi padani…).

Devo dire che quella vecchia canaglia di Clint Eastwood ha confezionato un piccolo gioiello, accompagnato da quella stupenda attrice di Meryl Streep.

Questa è la storia di una grande occasione perduta, nel senso che non si è saputa o potuta cogliere e che rimane nel nostro cuore per sempre.

Credo che molti di noi si portino dentro la propria grande occasione perduta.

Io sì.

Le grandi occasioni perdute sono quelle che ti permettono di vivere comunque la tua vita, ma in modo un po’ diverso rispetto a prima, con un piccolo segreto nel cuore che nessuno deve conoscere, perlomeno non finché sei in vita. E così accade alla protagonista, Francesca, che non segue Robert, con il quale ha vissuto una storia d’amore immensa ma durata lo spazio di qualche giorno. Non può, non sa lasciare la sua famiglia. Accompagnerà il marito fino alla morte; crescerà i figli, ma ogni anno rivivrà i luoghi, i posti, i colori, le immagini di lei in compagnia di Robert, di quel ricordo che non l’abbandonerà mai più.

Quattro giorni bastano per capire che due persone sono fatte l’una per l’altra, anzi, insieme danno vita a una terza persona? Sì, ne bastano anche meno, ne bastano anche due.

Ma le cose nella vita a volte pare che vadano per conto proprio e bisogna anche considerare l’incapacità di governarle, la paura, quell’attimo non colto che ci fa perdere l’occasione.

P.S.: le grandi occasioni perdute capitano una volta soltanto nella vita. Inutile volerle ripetere: diventerebbero ciofeche.

I ponti di Madison County

9 marzo 2020 Posted by | Film, Libri, Ricordi, Rimpianti, Storie ordinarie, Un po' di me | , , , , | 10 commenti

E’ proprio finita…

… parlo dell’estate, ovviamente.

Dopo l’appendice tardo estiva durata fino a una settimana fa, ora siamo in piena atmosfera britannica (di inglese abbiamo la pioggia, ma non la campagna, la regina e i castelli della Scozia).

Ieri lo scroscio della pioggia era continuo e battente. Non si stava male sotto le coperte, a leggere e dormicchiare.

Poi verso le cinque di pomeriggio è comparso il sole, per rifarsi vivo coraggiosamente stamattina, riscaldando un po’ l’aria mattutina ormai al di sotto dei dieci gradi.

Ogni tanto uno sprazzo di lentezza nella vita ci vuole.

Forse il sole non si mostrerà più per tutta la settimana.

Pazienza.

4 novembre 2019 Posted by | Storie ordinarie | , | 14 commenti

Brave ragazze

Sono andato a vederlo ieri pomeriggio.

Un film carino, senza tante pretese ma che fa passare un paio d’ore spensierate.

Le quattro protagoniste sono brave, e poi io c’ho un piccolo debole per Ambra, fin dalla sua partecipazione a Immaturi.

Il taglio femminile della regia secondo me si nota, e da’ un’impronta gradevole al film, che non è mai noioso.

Anche le figure di contorno sono ben caratterizzate.

E poi questo film – anzi, per essere precisi una scena di questo film – ha fatto da miccia a un sogno bellissimo che ho fatto stanotte e che ha reso migliore la mia giornata.

Forse ricorderò questo film anche per questo, in questo sabato 12 ottobre ormai trascorso.

Buona settimana a tutte/i.

Riccardo Cocciante – Celeste nostalgia

13 ottobre 2019 Posted by | Film, Ricordi, Rimpianti, Un po' di me | , , | 2 commenti

L’estate sta finendo…

.. e un anno se ne va, cantavano i Righeira nell’ormai lontano 1985.

E infatti per me non c’è niente come la fine dell’estate per marcare il passaggio da un anno all’altro.

E la fine dell’estate spesso non coincide con il 21 settembre, ma con il primo temporale che arriva improvviso tra la fine di agosto e l’inizio di settembre, che porta con sé aria fresca e orizzonti segnati da neri nuvoloni densi di pioggia.

Se poi la fine dell’estate coincide anche con la fine delle ferie, allora il passaggio è ancora più marcato.

Chissà perché, ma da alcuni anni le estati mi sembrano sempre più brevi. Questa poi mi sembra sia stata brevissima: ho fatto sì e no due mesi e mezzo di bicicletta, e le salite mi sono sembrate più dure rispetto agli anni precedenti.

Ma per me questa estate ormai finita ha rappresentato anche un’altra cosa: la fine di una illusione.

Nove anni fa ho commesso un errore, anzi peggio: io che odio i vigliacchi, mi sono comportato come tale. Però non me ne sono accorto; sono stato insomma un vigliacco inconsapevole (che non è una scusante, sia ben chiaro).

Ebbene, questa estate ho coltivato l’illusione di poter rimediare a quell’errore, ma era appunto soltanto una illusione.

Ad alcuni errori è impossibile rimediare.

Così è la vita.

A mano a mano

8 settembre 2019 Posted by | Ricordi, Rimpianti, Smancerie pseudo-sentimentali, Storie ordinarie, Un po' di me | , , | 23 commenti

E’ finita?

Più di una volta mi sono chiesto se fosse finita per me l’epoca del blog.

Vengo una volta la settimana, due se va bene (a volte nemmeno quelle), frequento raramente i blog degli altri, molti dei vecchi amici/amiche se ne sono andati, i commenti sono sempre più rari, così come le visite.

Eppure, malgrado tutto, per me è difficile chiudere tutto.

Su queste pagine (e su quelle precedenti) ho trascorso momenti bellissimi, ho condiviso tanto, ho conosciuto diverse persone (qualcuno anche “di persona”). Ho riso, ho pianto, ho sofferto, mi sono preoccupato e ho gioito.

Ora mi si stringe il cuore quando clicco sul nick di qualche amico/a e salta fuori una pagina non trovata, un blog cancellato oppure rimasto fermo ad anni fa.

Ho iniziato il 26 luglio 2006, quasi tredici anni fa.

In tredici anni ne sono accadute di cose… Ho fatto scelte, alcune giuste, altre sbagliate. Me ne assumo tutte le responsabilità, senza dare la colpa a qualcun altro.

Questo nick mi ha tenuto compagnia nei momenti bui, in quelli difficili, è stato quasi un alter ego che mi ha seguito volontariamente, consapevolmente, costantemente, delicatamente. Come faccio a dargli il benservito?

Io proseguo, può darsi che abbia ancora bisogno di lui…

 

21 Maggio 2019 Posted by | Ricordi, Rimpianti, Smancerie pseudo-sentimentali, Storie ordinarie, Un po' di me | , , , , | 9 commenti

Cessata attività

Oggi è iniziata la svendita in uno storico negozio di abbigliamento del mio paese che chiude i battenti per cessata attività.

Quando ho visto i manifesti in giro mi ha preso un senso di nostalgia, come se stesse andandosene un altro pezzettino di me e della mia storia.

Il negozio in questione (non proprio un negozietto, piuttosto una media struttura) iniziò la sua attività una trentina di anni fa, in un paese vicino al nostro, posizionato in bella vista sulla via emilia. Era uno dei pochissimi negozi già allora aperti la domenica, dove si potevano trovare vestiti “popolari” accanto a quelli un po’ più costosi, di marca.

Con l’apertura del centro commerciale, si trasferì nel nostro paese, ampliando l’offerta e la superficie di vendita.

Ricordo con nostalgia quando ci si trovava con amici e conoscenti a spulciare tra camicie, magliette, pantaloni, mutande, tute da ginnastica.

Era la condivisione di qualcosa che si è perso nel tempo.

Può sembrare banale dirlo, ma anche un negozio può dare il senso di appartenenza a una comunità.

Negli ultimi anni i clienti sono andati diminuendo sempre di più. Ultimamente il negozio era quasi sempre deserto. Disertato dai giovani, che preferiscono le grandi catene in città o nei grandi centri commerciali; i “diversamente giovani” (come il sottoscritto) evidentemente hanno ridotto drasticamente i consumi, anche nell’abbigliamento. Per non parlare del commercio on line.

E così domani mattina andrò a fare un giro – forse l’ultimo – nel negozio che mi ha visto acquistare quei vestiti che per mia figlia sono inesorabilmente da bollare come “da vecchio”, ma che per me invece rappresentano un pezzo della storia mia e del mio paese.

Del nostro povero paese…

I Miei Pensieri Sono Tutti Lì – Pierangelo Bertoli

16 febbraio 2019 Posted by | Ricordi, Sani principi, Storie ordinarie, Un po' di me | , , , , , | 5 commenti

I treni

Era settembre. Gli ultimi giorni di settembre, quando le cose si fanno tristi senza una ragione.

E’ una delle prime frasi del racconto Il lago di Ray Bradbury.

Una di quelle frasi magiche che, almeno per me, accendono una lampadina nella mente. Una lampadina che fa luce su ricordi e rimpianti.

Il bambino corre sulla spiaggia, la madre rimane lontana, lui si ritrova solo ed entra nell’acqua del lago.

Tally! Tally! urla una decina di volte, ma Tally, la sua amica Tally di dodici anni,  non risponde, perché quel giorno non era più uscita dall’acqua: era andata troppo al largo, e il lago non le aveva permesso di tornare. A scuola lei non sarebbe più stata seduta vicino a lui.

E allora, in questo ultimo giorno di vacanze, il bambino costruisce un castello di sabbia, ma solo metà.

Tally, se mi senti, vieni a costruire il resto.

Il giorno dopo, si va sul treno, via, lontano. Si torno alla vita di tutti i giorni.

I treni hanno la memoria corta: presto si lasciano tutto alle spalle.

Il tempo passa, il bambino si fa uomo, si sposa e un giorno ritorna.

Come la memoria, i treni funzionano nei due sensi. Un treno può ributtarti addosso tutti i ricordi che ti sei lasciato dietro tanti anni prima.

Il castello di sabbia è ancora lì, ancora a metà, ma con piccole orme che venivano dal lago e tornavano di nuovo al lago e là sparivano.

Tutti hanno avuto un treno nella vita. Anche nella mia ce n’è stato uno. E’ arrivato ed è ripartito, un paio di volte.

Poi più niente.

A volte mi sembra di rivederlo, per un breve periodo ho anche avuto l’illusione di averlo ritrovato, ma era appunto un’illusione.

I treni non ritornano.

2 dicembre 2018 Posted by | Ricordi, Rimpianti | | 8 commenti