Domani occhio numero 2
Domani, lunedì, vengo operato di cataratta al secondo occhio, quello sinistro.
Quindici giorni fa, durante la prima operazione, l’anestesia non ha fatto completamente il suo dovere e l’intervento è stato fastidioso e a tratti doloroso.
Allora la dottoressa mi ha detto che stavolta proveranno con un’anestesia diversa.
Sperem…
Chevvedevodi’: quando uno è fortunato nella vita…
Dal presente al…

Cortana
… condizionale.
La funzione di ricerca sul web del mio cellulare, quando l’attivo in genere mi saluta “Ciao Aquila!” e poi mi chiede: “In cosa posso esserti utile?”
A volte mi da anche dei suggerimenti: “Perché stasera non vai a mangiare fuori? Ho giusto qui la lista dei ristoranti nei dintorni“, oppure “Vuoi leggere le ultime notizie dal mondo?”
Siamo quasi diventati amici. Lei si chiama Cortana ed è quella della foto.
Una specie di streghetta buona per noi utenti di WP (cioè Windows Phone) che però stasera, attivata per sbaglio mi ha lasciato senza parole: “Cosa potrei fare per te?”
Non so se ho reso l’idea…
Se comincia ad abbandonarmi anche la Cortana, sto proprio messo male…
Ma sarò sfigato, eh?
Uno dei primissimi effetti delle terapie anticancro è stato il disgusto per il caffè. Da poche settimane riesco a berlo, ma senza provare particolare gusto.
Viceversa, ho iniziato ad apprezzare il cappuccino, che prima mi ha fatto sempre un po’ schifo (io non bevo latte).
Ora che le mie papille gustative stanno risvegliandosi, si sono accorte di quanto sia disgustoso il cappuccino liofilizzato e allora ho pensato: perché non acquistare una bella macchina per il caffè che faccia anche il cappuccino?
L’avessi mai fatto…
La sfiga tecnologica che mi perseguita come la nuvoletta di Fantozzi non si è dimenticata di me e ha colpito anche stavolta.
Detto fatto, dopo avere individuato la macchina che fa per me (Mokona Bialetti) e per tutta la famiglia, ho pensato bene di approfittare di un’offerta speciale sul sito della Coop e, utilizzando anche i punti della tessera, ho spuntato un po’ di sconto.
E poi, perdinci, siamo moderni o no? Vuoi ancora acquistare in negozio? Noooooooooooo! Si acquista onlain!
Acquisto effettuato il 1° dicembre e prodotto ritirato presso il supermercato del mio paese il 3 dicembre. Perfetto, no?
Troppo perfetto…
Già quando ho scartato il prodotto mi sono accorto che mancava un accessorio, il misurino dosatore, ma mi sono detto “Pazienza! Userò un cucchiaino” e mi sono limitato a inviare una mail al servizio assistenza, sperando che me ne spedissero uno.
Ma il bello è arrivato ieri mattina.
Nella calma e tranquillità del sabato mattina, con la “piccola” a scuola, prima ho fatto il caffè per mia moglie e poi mi sono attrezzato per preparare il cappuccino per me.
Ed è stato a quel punto che mi sono accorto che la manopola di regolazione ed erogazione del vapore non funziona, è bloccata, come se fosse cementata!
Conclusione: impossibile montare il latte e quindi cappuccinatore non funzionante!
Potete immaginare le mie contumelie all’indirizzo della Coop, della Bialetti, dei cappuccini, dei domenicani e di tutti quelli che non c’entravano niente ma con i quali ho avuto a che fare nell’arco delle 24 ore successive.
Smontata… cioè, sbollita… no anzi, diciamo passata la rabbia, ovviamente ho deciso di chiedere la sostituzione immediata del prodotto.
A quel punto è sorta una domanda (memore di una precedente esperienza): attivare la garanzia del venditore o del produttore?
Soluzione: entrambe!
E così stasera ho iniziato a smanettare sul sito della Bialetti, senza riuscire a trovare uno straccio di contatto al quale poter inviare la mia richiesta, salvo un numero verde che mi sono appuntato.
Allora sono passato sul sito della Coop e ho trovato il modulo per segnalare la non conformità del prodotto. Dopo avere optato per il rimborso, ho cliccato su “Invia” e mi è ritornata una scritta strana, scritta forse in mongolo, che dopo avere decifrato pare significhi che per un misterioso motivo la mia richiesta non può essere inviata al loro server.
Anche qui, ovviamente, numero verde, che prevedo che sia uno di quelli dove prima devi rispondere a una ventina di domande e schiacciare i tasti dell’apparecchio corrispondenti, poi quando riesci finalmente a parlare con qualcuno, cade la linea…
Domani mattina, mentre cuoce la polenta, vedrò di risolvere la questione.
Prima però me ne vado al bar sotto casa e mi sparo un bel cappuccino con una brioss fresca fresca!
Alla facciaccia di chi mi vuole male!
P.S.: però mia moglie mi ha detto che il caffè è buono…
1997 – 2015
Diciotto anni fa, il mio miglior amico fece da testimone alle mie nozze.
Oggi io ho restituito il favore.
Così siamo pari…
Purtroppo, a differenza sua,
io non ho potuto fargli compagnia anche al ristorante,
insieme a tutti gli altri amici e invitati,
perché le mie condizioni non me lo hanno permesso,
e di questa cosa mi è dispiaciuto tanto.
E allora mentre le donne di casa mia si staranno riempiendo la panza con ogni ben di Dio, come i ristoranti della collina padana sanno offrire, io me ne sto qua a menarmela contro il destino cinico e baro, che in termini più terra terra possiamo anche definire sfiga.
Sì, perché sono proprio questi momenti conviviali che rendono un po’ meno pesante questa nostra vita.
La possibilità di vivere spensieratamente alcuni momenti con gli amici, intorno a una tavola imbandita, dimenticandosi per alcune ore dei problemi e delle vicissitudini che ci attendono fuori.
E sono momenti che non si possono recuperare: o ci sei, o te li perdi.
Non si possono replicare.
Un’altra volta sarà un’altra volta, sarà una cosa diversa, non c’è niente da fare.
E ti chiedi anche se potrà esserci un’altra volta…
La sfiga…
siamo spiacenti di doverLe comunicare che è stato rilevato un difetto di produzione su un limitato numero di eReader PocketBook Touch Lux 2.
Il difetto riguarda l’assemblaggio della batteria e potrebbe portare al rigonfiamento della stessa o, in casi estremi, ad un potenziale rischio di incendio.
E’ molto importante NON UTILIZZARE IL DISPOSITIVO per nessun motivo.
Se lo ha regalato a qualcuno la preghiamo di AVVISARLO e di metterci in contatto con lui.
Successivamente la ricontatteremo per organizzare il ritiro e la sostituzione del prodotto.
Non ho parole.
Ho deciso di aprire la partita IVA e di mettermi in affari come menagramo.
(Rilascio regolare ricevuta, perché se lo facessi in nero, dopo la prima prestazione avrei in casa un intero comando di Guardia di Finanza).
Informazione di (dis)servizio
Desidererei informare che dopo il guasto all’auto occorsomi in autostrada a fine novembre 2013 e costatomi ben 700 euri di riparazione, più 220 euri di noleggio auto sostitutiva (che l’assicurazione ha finora “dimenticato” di rimborsarmi, ma questa è una storia ancora tutta aperta, che merita uno spazio a sé), la scorsa settimana sono rimasto di nuovo a piedi.
La riparazione al più recente guasto mi è costata ben 573 euri.
Terrei anche a precisare che l’auto, che il mese prossimo compie cinque anni, ha soltanto 59.000 chilometri.
Tanto dovevo, per avvisare che:
a) mi sono rotto i coglioni;
b) ho deciso di sottopormi a un esorcismo (a base di lasagne…)
P.S.: dimenticavo. Tra i due avvenimenti più sopra sinteticamente raccontati, non è che sono rimasto con le mani in mano, eh? Nonono…:
a) ho comprato un nuovo cellulare alla piccola, perché quello precedente è andato affanc…;
b) ha pensato bene di rompersi anche il modem.
Di rotture varie…
Pensavo ieri, in occasione di un avvenimento “scatenante”, quante cose mi si sono rotte quest’anno (che non è ancora finito).
Il frigorifero, che era un sostituto di quello precedente, rottosi l’anno scorso.
Il mio cellulare, sostituito con un modello che due settimane dopo il mio acquisto costava la metà.
Il climatizzatore del soggiorno, per la terza volta negli ultimi quattro anni. Praticamente da buttare.
Il cellulare della piccola, per due volte in tre mesi.
L’auto, due settimane fa, lasciandomi a piedi in autostrada.
Più che un’assicurazione con la formula kasko c’avrei bisogno un’assicurazione con la formula rompo (o una benedizione…).
Ormai sono arrivato a un punto che quando compro una cosa e non si rompe, comincio a preoccuparmi e mi chiedo: sarà difettosa?
Vabbe’… adda passà a nuttata…
Ah, dimenticavo. Qual è stato l’elemento “scatenante” che ha indotto in me medesimo queste riflessioni?
Semplice: ieri si è rotto il letto…
😕
😳
Di smartufoni, rotture, garanzie, raccomandate, procedure, tricchetracche e pinzillacchere
Questa storia inizia il 29 giugno, quando il sottoscritto acquirente decide di acquistare (per questo si chiama acquirente) uno smartufone da regalare alla figlia per il suo undicesimo compleanno.
Aquila e la piccola succhiacartadicredito si recano in città, presso il punto vendita di una nota catena specializzata in elettronica “di consumo” (nel senso che gli articoli si consumano ancora prima di avere capito come funzionano) della quale non farò il nome, e le fa scegliere lo smartufone, dandole un preciso badget che ovviamente viene ampiamente superato.
La piccola sceglie un apparecchio di una nota marca, della quale, anche in questo caso, non farò il nome.
Dopo una settimana, la piccola lamenta che dall’altoparlante non sente niente.
Aquila, dall’alto delle sue vaste conoscenze elettroniche, le dice che probabilmente ha schiacciato qualche tasto che non doveva essere schiacciato, beccandosi una furiosa reprimenda perché gli smartufoni “non hanno tasti!”
Dpo qualche giorno, Aquila appura direttamente che dall’altoparlante del bene “di consumo” effettivamente non si sente un cazzo e così, insieme alla piccola, torna al punto vendita della nota catena.
Nell’area “assistenza ai clienti” una gentile signora si dichiara disponibilissima a prendere in consegna lo smartufone, avvertendo però che i tempi standard di riparazione sono di 29 giorni. La signora consiglia quindi Aquila di recarsi direttamente presso il punto di raccolta del produttore.
Aquila si reca al punto di raccolta del produttore, dove lo smartufone viene ritirato e – assicurano – inviato al Centro di Assistenza Tecnica.
Aquila inizia così a seguire sul sito del produttore le tappe della riparazione dell’apparecchio, scoprendo che lo stesso staziona per una settimana presso il punto di raccolta, poi impiega quattro giorni per recarsi da Piacenza a Milano, dove viene riparato in una giornata e impiega un’altra settimana per tornare da Milano a Piacenza, dove, qualche giorno dopo, viene riconsegnato all’acquirente (cioè me medesimo). E per fortuna che abito nella provincia che si autodefinisce “capitale della logistica“.
Così, dopo tre settimane di contumelie, la piccola ha di nuovo in disponibilità lo smartufone, che funziona regolarmente per un paio di mesi, dopodiché l’altoparlante decede di nuovo.
A questo punto Aquila s’incazza e declama solennemente il suo intendimento: “Basta! Io questo cellulare non lo voglio più. Me lo devono sostituire!”
Così il sottoscritto invia una mail al servizio di assistenza del produttore, narrando le proprie disavventure e chiedendo la sostituzione dell’apparecchio. Dopodiché invia una mail al servizio di assistenza giuridica di Altroconsumo, ri-raccontando il proprio calvario e chiedendo se può pretendere la sostituzione dell’apparecchio.
Nella stessa giornata Aquila viene richiamato dall’assistenza del produttore, la quale gli comunica che “la procedura per l’eventuale sostituzione dell’apparecchio passa attraverso la diagnosi del CAT (che non è un drone dell’esercito USA, ma il Centro di Assistenza Tecnica). Se il CAT dice che l’apparecchio è da sostituire, l’apparecchio verrà sostituito”.
Aquila fa presente che la funzione dei centri di assistenza è quella di aggiustare le cose, per cui prima di dichiarare irreparabile un aggeggio dovranno cadere sulla Terra le dieci piaghe d’Egitto.
La risposta dell’assistenza è decisa: “Questa è la procedura”.
Il giorno successivo Aquila riceve la telefonata da parte di Altroconsumo: “Certo che può chiedere la sostituzione!” dichiara con voce sibillina l’assistente giuridico.
“E come faccio?” chiede Aquila.
“Vada sul nostro sito, scarichi il modulo, lo compili e lo invii al venditore tramite RaccomandataAErre. Se il venditore non risponde, oppure risponde negativamente, ci avvisi, che interveniamo noi.”
Detto fatto. Aquila scarica, personalizza, compila, firma, allega e perentoriamente chiede la sostituzione dell’apparecchio per “vizi di conformità, ai sensi del Codice del Consumo”.
E poi… e poi… e poi… pensa: “Cribbio! Siamo nel 2013. E’ mai possibile che io debba andare in Posta e fare la fila per spedire una raccomandata? Faccio la raccomandata on line!”
E così inizia una peripezia parallela.
Su sito delle Poste, Aquila riesce a caricare il file della raccomandata, l’indirizzo del destinatario, quello del mittente, ma al momento di confermare il pagamento il sito si blocca.
“Proviamo più tardi” decide il nostro eroe.
Più tardi, Aquila recupera la raccomandata in bozza e riprova a spedirla, ma al momento del pagamento il sito si blocca ancora.
“Proviamo più tardi” sbotta Aquila.
Più tardi (cioè verso l’una di notte), Aquila si ricollega al sito delle Poste e stavolta riesce a completare la procedura di pagamento. Da’ l’invio, ma il sito inizia a fare le bizze. Allora da’ un secondo invio e la raccomandata parte.
Il giorno dopo, Aquila scopre di avere nella sua cassetta postale del BPOL (Banco Posta On Line, e scusate se è poco…) una ricevuta di spedizione di una raccomandata, una fattura di spedizione di una raccomandata e l’addebito sul conto di due raccomandate. Chiama il servizio clienti delle Poste e l’addetto, dopo avere controllato, spiega: “Ma lei ha cliccato due volte? C’è una seconda raccomandata in bozza.”
“Io ho continuato a cliccare per tutto il giorno – sbotta Aquila – perché la raccomandata non partiva mai!”
“Non si preoccupi. Se lei non conferma la seconda raccomandata entro quindici giorni, le verranno restituiti i soldi.”
“Ma io non ho fatto una seconda raccomandata! E nelle bozze non vedo alcuna seconda raccomandata!”
“Questa è la procedura” risponde serafico il postino onlain.
Ad Aquila non resta che attendere fiducioso.
Passano i giorni e dal sito delle Poste Aquila vede che la raccomandata è sempre “in lavorazione”, finché dopo una settimana, quando la raccomandata risulta ancora “in lavorazione”, Aquila riceve la chiamata dal punto vendita della nota catena.
“Abbiamo ricevuto la sua lettera – enuncia il tipo – e considerata la situazione, siamo disponibili a richiedere la sostituzione dell’apparecchio.”
“Ah bene! – esclama Aquila – E quando…”
“Ovviamente lei lo dovrà riportare al punto vendita, completo di scatola e accessori e noi lo invieremo al CAT.”
“Al CAT? Ma che cat di sostituzione è questa? Sostituzione vuol dire che io mi riprendo indietro il mio bene “di consumo” (consumato) e te ne do un altro, mica che me lo riprendo e lo invio a ‘sto cat di…”
“Questa è la procedura” taglia corto il tipo.
E così ad Aquila & aquilotta non rimane che consegnare l’apparecchio al punto vendita, non prima però di avere chiesto al servizio di assistenza giuridica di Altroconsumo se la procedura è corretta.
Mentre l’apparecchio prende la strada per il CAT, stavolta più velocemente della precedente, Aquila riceve una lettera da parte del Customer Care della grande catena, che si può così riassumere: “Gentile cliente, noi vorremmo con tutto il cuore venire incontro alla sua richiesta, ma purtroppo la procedura prevede che il suo telefono sia inviato al CAT, unico soggetto atto a dichiarare un eventuale vizio di conformità che lo rende irreparabile, di qualunque fattezza esso sia. Però però però… le cose sarebbero andate diversamente se lei, alla prima rottura, invece di andare direttamente al punto di assistenza del produttore, tagliando fuori il venditore, si fosse rivolto direttamente al nostro punto vendita”.
Al che ad Aquila gli prende una crisi isterica e giura solennemente di fronte ai trentotto scudetti della Juve che mai più metterà piede in vita sua nella grande catena e mai più in vita sua acquisterà, noleggerà, toccherà e/o guarderà un qualsiasi apparecchio di quel produttore.
Poi, per non passare da fesso, prende carta e penna e scrive al Customer Care: “Caro Signor Customer Care, io non ho tagliato fuori proprio nessuno! Io mi sono recato al vostro punto vendita e voi mi avete consigliato di andare al punto di raccolta del produttore. E per quanto riguarda l’inesistenza del difetto di conformità, se un apparecchio dopo quattro mesi e mezzo dall’acquisto ha trascorso più della metà del tempo in riparazione e/o in viaggio verso il vostro CAT del CAZ, se non è un difetto questo, cos’altro deve accadermi? Scoppiarmi in mano?”
Dopo qualche giorno l’apparecchio torna al punto vendita, con la dicitura in bella mostra “sostituito”, ma la scheda di riparazione riporta la sostituzione della scheda logica che, per quanto importante sia, è comunque altra cosa dalla sostituzione integrale dell’apparecchio.
Quache giorno dopo Aquila riceve una telefonata daparte di Altroconsumo.
“Non mi hanno sostituito il telefono! – urla Aquila – Intervenite subito!”
“Certo certo – risponde il consulente – ma lei, la prima volta che si è rotto il telefono, ha inviato una RaccomandataAErre al venditore?”
“Una RaccomandataAErre? No. Perché, avrei dovuto farlo?”
“Certo. Per attivare la garanzia legale per un vizio di conformità occorre sempre avvisare formalmente il venditore. E’ spiegato chiaramente nel nostro sito”
Ormai affranto, Aquila chiede: “Allora il telefono me lo tengo così?”
“Temo di sì. E’ la procedura…”
E così termina (per ora) questa storia.
Le Poste qualche giorno fa si sono decise a restituire l’addebito della seconda RaccomandataAErre fantasma.
Il telefono per ora (per ora) funziona. La piccola ha scaricato un numero impressionante di App, con le quali parla, messaggia e chatta 24oresu24 con le amiche.
Aquila ha iniziato a seguire sui social network l’unica persona alla quale si rivolgerà alla prossima rottura: Lui.
La prossima volta…
… così mi farò trovare:
altroché in mutande!
P.S.: scusate eh, ma se invece di essere solo fossi stato in compagnia, tutto questo non sarebbe successo!
Non vi sentite un po’ in colpa? Sì, vero?
(Ser@Bruno, quest’ultima non è dedicata a te…)
Non è piacevole…
Non è piacevole svegliarsi di soprassalto alle tre di notte (ma perché di soprassalto? sarebbe meglio dire di sottoassalto!) e accorgersi che nella tua camera da letto, vicino al tuo letto, sta un individuo non invitato.
Non è piacevole farsi trovare impreparati, mezzi addormentati e pure in mutande, mentre il tizio o i tizi sguazzano in casa tua.
Non è piacevole trovare soltanto un urlo alla tarzan da lanciargli addosso e vederlo fuggire precipitosamente.
Non è piacevole ispezionare la casa e le vicinanze del palazzo armati di un attaccapanni.
Non è piacevole accorgersi che il fetentone t’ha fregato il pc nuovo e che t’ha fregato soltanto quello perché tu dormi come i cauboi, cioè con un occhio e un orecchio solo.
Ora io mi chiedo: ma è mai possibile che io debba proprio preoccuparmi di tutto da solo?
E Bibùlo andocazzo stava?
P.S.: il fetentone m’ha fregato anche un pacchetto di sigarette nuovo. Mi consola almeno sapere che il fumo nuoce gravemente alla salute!