Un’altra stagione che si chiude
Qualche giorno fa la (ex) “piccola” ha preso la patente.
Ora dice che si sente “una donna libera“.
😯
Sono contento per lei, ovviamente.
Quanti giri abbiamo fatto nel parcheggio della Coop, dapprima in prima, poi in seconda, poi su strada con il foglio rosa, poi a fare i parcheggi…
Sono le tappe della vita, ma un po’ di nostalgia rimane.
Rimane la nostalgia del “papà, mi porti?” e di rimando “cheppalle! ma non puoi andare a piedi?”
Fra un po’ dovrò essere io a chiedere i passaggi in auto.
P.S.: oggi ufficialmente dovrei essere immune. Infatti a pensarci bene mi sento più bello…
Di chi devi avere paura?
Ieri sera a cena, una delle poche volte che abbiamo approfittato per parlare io e mia figlia, ho cercato di farle capire che le persone delle quali dovrà temere maggiormente nella vita non sono i cosiddetti “poveri”, ma quelli in giacca e cravatta.
Mi ha risposto che io sono prevenuto.
Le ho fatto l’esempio degli evasori fiscali: non stanno tra i lavoratori dipendenti e nemmeno tra i pensionati, ma tra i professionisti, gli imprenditori, i commercianti…
Mi ha risposto che sono prevenuto.
Le ho fatto un esempio di un debitore della nostra azienda, che gestisce un’importante attività commerciale vicino a noi: non paga i debiti ma sputtana i soldi alle Maldive d’estate e a sciare d’inverno, mentre i poveri se hanno debiti in genere è perché non hanno soldi.
Mi ha risposto che sono prevenuto.
Ma io non sono prevenuto, io sono…
Della serie:
“Papà, mi dai cinque euro?”
“Perché?”
“Per l’aperitivo”
“Estic…! Io alla tua età mica prendevo gli aperitivi!”
“Papà!”
“Vabbe’, prendili nel portafoglio sul tavolo”
“Ma prendo cinque o venti euro?”
“Ma non hai detto che ti servivano cinque euro?”
“Eh…”
“Prendi quello che ti serve”
Della serie: s’è presa venticinque euro.
Una generazione senza storia
Oggi, dopo aver parlato un po’ con mia figlia (discussione, discussione animata, litigio), ho pensato una cosa.
Quella degli adolescenti di oggi è una generazione senza storia.
Io avevo l’età di mia figlia circa quarant’anni fa, alla metà degli anni settanta.
I miei genitori avevano la mia età circa quarant’anni prima, cioè alla metà degli anni trenta.
Dalla metà degli anni trenta alla metà degli anni settanta sono successe tante cose in Italia, che io conoscevo, seppure a grandi linee.
Sapevo che alla metà degli anni trenta in Italia c’era il fascismo, che dopo alcuni anni è scoppiata una guerra mondiale che è durata cinque anni e che – per fortuna – si è conclusa con la sconfitta dei nazifascisti. Sapevo che dopo la guerra l’Italia si è ritrovata povera e semi distrutta, presa in mezzo alle tenaglie della guerra fredda e che poi dalla fine degli anni cinquanta c’è stato un periodo di boom economico e che poi alla fine degli anni sessanta ci sono state tutta una serie di contestazioni, fino ad arrivare negli anni settanta, con l’austerity e poi le nuove speranze, a breve smorzate sotto il fuoco del terrorismo.
Insomma, io e la mia generazione eravamo il prodotto di questa storia, che sentivo raccontare dai miei genitori e dai miei parenti oppure che leggevo sui libri.
Oggi non è più così.
Mia figlia non vuole sapere com’era la vita non dico quaranta, ma neppure vent’anni fa. Non le interessa, non esiste la vita senza internet e senza cellulari. Non esistono i libri, se non quelli scolastici.
Ma non conoscere la storia di quelle persone che ti vivono accanto e che è la storia del tuo Paese ti rende una generazione monca, senza storia.
Il futuro non promette nulla di buono per la nostra disastrata Italia…
Ok
Ho imparato da tempo a sopportare le contumelie di mia figlia.
Metto una pietra sopra al malumore, al nervosismo, agli sbalzi d’umore, insomma a tutto quello che caratterizza l’adolescenza. Con maggiori difficoltà, ma riesco a passare oltre anche all’arroganza (a fatica, lo ammetto, perché l’arroganza è uno dei mali di questo nostro tempo).
L’esperienza (la mia esperienza, in particolare) mi ha insegnato che nella vita ci sono cose più importanti.
Una di queste è il rispetto.
Perciò, quando sento che manca di rispetto (a me o a sua madre), allora mi arrabbio.
E quando mi arrabbio veramente io non urlo, anzi. Faccio silenzio. Tronco la discussione. Chiudo i rapporti.
In attesa di scuse che non arriveranno.
E in attesa che passi la bufera, perché la vita continua, malgrado tutto.
Ma non tutti i mali vengono per nuocere. Domani mattina si alzerà da sola alle sei per andare in gita. Si preparerà da sola i panini. Andrà in stazione a piedi e tornerà dalla stazione a piedi.
P.S.: stasera durante la cena mi sforzavo di ricordare un episodio nel quale avessi mancato di rispetto a mio padre, volontariamente. Non me ne è sovvenuto alcuno (notare la finezza letteraria…).
Vincere… difficile

Illustration of Two Female Teenagers Arguing
- Ti piace vincere facile, eh? recita una nota pubblicità, e giù una serie di situazioni nelle quali, appunto, si vince senza lottare.
Ma nella vita reale, lo sappiamo, non è quasi mai così (e quando lo è, c’è sotto il trucco).
Soprattutto, non è facile… vincere facile con gli adolescenti.
La piccola ha ormai raggiunto la veneranda età di quattordici anni e mezzo. E’ quell’età nella quale si sta sviluppando decisamente la voglia di indipendenza e da chi ci si rende indipendenti innanzitutto? Ovvio, dai genitori.
Gli studi degli esperti tendono a ridimensionare i contrasti tra adolescenti e genitori: non sarebbero così diffusi e così violenti; quando sono troppo violenti è perché ci sarebbero sotto altre cause, patologiche, e non dipende solamente dall’adolescenza. Purtuttavia, negli anni nei quali ci si sente più grandi di quello che si è, esiste una certa riluttanza a seguire i consigli dei genitori.
Se il genitore ti dice di andare a destra, l’adolescente andrà a sinistra, anche se la sua intenzione originaria era proprio quella di andare a destra. E come tornare indietro poi, con il rischio di sentirsi dire beffardamente dal genitore: “Hai visto? Te l’avevo detto io!” (la qual cosa, detto tra noi, fa innervosire anche chi ha la mia “veneranda” età).
Quindi, dove sta l’abilità del genitore nel fare in modo che il moccioso/a di turno segua il consiglio del Matusalemme di turno? Sta nel conoscere il pargolo e nello stimolare proprio la sua voglia di indipendenza, portandolo autonomamente a fare quello che è meglio, per lui e per noi.
Se il lui/lei di turno dice, con atteggiamento di sfida: “Io vado a sinistra!“, è inutile che tu ti contrapponga alzando la voce e controbattendo: “No! Tu vai a destra!”
Si creerà una situazione di tensione e di contrasto dagli esiti imprevedibili, soprattutto se il genitore, invece di smorzare il contrasto, aggiunge benzina sul fuoco, rispondendo alle provocazioni del moccioso/a.
Che fare quindi?
Anzitutto mostrare interesse a quello che vuole fare l’adolescente. Chiedergli il motivo della sua scelta. Se non ne vuole parlare, non insistere. Arriverà il momento nel quale lui/lei tornerà sull’argomento e vorrà approfondirlo. Guai a dare l’impressione che non ci si interessi dei suoi problemi o che al contrario se ne abbia un interesse eccessivo. Il moccioso/a cercherà di ottenere l’approvazione del genitore, ma senza che esso possa intestarsi una scelta che deve essere esclusivamente sua. E quale modo migliore per fare questo è quello di portarlo a riflettere sul fatto che è meglio andare a destra, facendo in modo che lui/lei stesso si convinca di questo?
Lo so che non è facile, ma almeno occorre provarci. E soprattutto occorre evitare di acuire i contrasti. E, last but not least, ricordarsi sempre che anche noi genitori siamo stati giovani, perché nessuno/a è nato imparato.
A te…
… che oggi hai affrontato il primo esame della tua vita scolastica, uno di quelli che devi guardare in faccia chi ti esamina e devi rispondere alle sue domande,
a te, che quando sei tornata a casa eri tutta felice perché l’esame “non era poi quella gran cosa” e gli scritti ti hanno detto che sono andati bene,
a te, che la tua amica del cuore ti ha accompagnato per tutta la mattina e domani tu farai altrettanto con lei,
a te, che stasera sei uscita a festeggiare con le tue amiche,
a te, cara figlia, auguro di affrontare con sicurezza tutti i prossimi esami che ti si pareranno davanti, di non abbassare mai la testa di fronte alle ingiustizie, di non farti turlupinare da chi possiede bei paroloni e di aiutare chi ha bisogno di una mano per superare una difficoltà.
Per quanto mi riguarda, spero di poterti accompagnare ancora per un po’ in questo lungo viaggio della vita…
Un intervento spiazzante
In questo periodo sono costretto, nella pausa pranzo, a tornare a casa, quindi il tempo di “stacco” è passato da mezz’ora a un’ora/un’ora e un quarto. Di conseguenza, la sera torno a casa circa un’ora dopo rispetto a prima.
Quando torno devo pensare a cosa cucinarmi di “mangiabile”, per affrontare nel miglior modo possibile quello che rappresenta il pasto più importante della giornata. Certo, la situazione è migliorata, ma non sono ancora tornato alla normalità completa.
Per farla breve, insomma, la sera esigo tranquillità, per lo meno durante la cena. Non nego che questo abbia anche a che vedere con una certa visione della vita che, da quando sono stato colpito dal cancro, mi ha portato a riconsiderare le cosiddette “priorità”.
Qualche sera fa, durante la cena, mia figlia e mia moglie hanno iniziato a litigare. Non ricordo come sia partito, ma il litigio è cresciuto in intensità. Come tutti i litigi, si è auto alimentato e a un certo punto mia figlia ha rimproverato la mamma per una serie di comportamenti da lei tenuti durante il periodo della nostra separazione. In particolare, ha citato un episodio (che già conoscevo), citandolo come esempio dei torti e dei supplizi che aveva dovuto subire e che non si sarebbe mai più dimenticata.
La mamma ha risposto che aveva sbagliato, che anche gli adulti sbagliano, ma che ora le cose erano cambiate.
“Troppo comodo. – ha risposto la “piccola” – Meno male che adesso c’è il papà.“
A quel punto ho pensato che fosse il caso di intervenire.
“Questo episodio te lo ricorderai probabilmente per tutta la vita, – le ho detto – come tanti altri, ma non devi fartene condizionare. Sono tante le cose che si fissano nella nostra memoria; purtroppo spesso proprio le cose negative, ma non dobbiamo lasciare che la nostra vita sia condizionata da questi ricordi, perché altrimenti l’avrebbero vinta loro.”
Ma la discussione tra le due era ormai finita e una è andata in cucina a lavare i piatti e l’altra nella sua stanza a smartfonizzare.
Io sono rimasto a tavola, visto che non avevo ancora finito di rimpinzarmi, ma soprattutto colpito – anzi proprio spiazzato – non tanto dal ragionamento di mia figlia, quanto dal tono tenuto, da adulta.
E mentre stavo a rimembrare, la “piccola” ha fatto capolino dalla sua stanza e tra noi si è svolto questo dialogo.
“Papà, tu sei stato operato per un tumore, vero?”
“Sì.”
“E non l’hanno trovato, vero?”
“No, non l’hanno trovato.”
“E adesso cosa fanno i medici?”
“Adesso, come vedi, regolarmente devo sottopormi a visite ed esami, per verificare che tutto sia a posto.”
“E se lo trovassero, cosa succede?”
“Non lo so. – ho risposto, ma a questo punto ho capito che dovevo introdurre nel ragionamento dei forti elementi di rassicurazione – Secondo i medici, l’operazione alla quale mi hanno sottoposto e le cure che ho dovuto fare questa primavera, la radioterapia e la chemioterapia, che come hai visto sono state pesanti, sono state risolutive, cioè hanno debellato il male. Infatti in questi mesi ho fatto esami importanti e tutti sono risultati negativi. Come vedi, io non sono preoccupato e non devi esserlo nemmeno tu.”
Convinta della cosa (almeno spero), è tornata a smartfonizzare nella sua stanza.
E io mi sono pappato le ultime fette di salame rimaste…
Papà, tu sei strano…
E mo’ in storia siamo arrivati a studiare la nascita dei partiti socialisti nel diciannovesimo secolo!
Socialisti e comunisti…
“Papà, tu sei socialista?”
“Io? Giammai! Io sono comunista!”
“E ateo?”
“Certo, comunista e ateo. Dillo alla tua prof.”
“E allora perché leggi i libri su Dio, Gesù e la Chiesa?”
“Perché per combattere al meglio il nemico, bisogna conoscerlo”
“Papà, tu sei strano…”
Avrà detto così per via dell’ultimo libro che ho comprato?
Mah…