Aquila Non Vedente

Aquila e tutta la sua famiglia (compreso Bibùlo)

Io ci provo…

Quest’anno ho deciso di provarci: https://www.premiocalvino.it/

Non nutro speranze di vincere, ma che qualcuno si accorga della mia storia, quello sì.

C’è stato un periodo della mia vita nel quale anelavo di diventare uno scrittore.

Poi il sogno è naufragato nella banalità, nel lavoro, nella malattia, nelle cure…

Da un po’ di tempo il sogno ha ripreso a bussare.

Stavolta forse con più consapevolezza.

Lo so che saranno ore rubate al sonno, alle camminate, alla cucina, ma come faccio a chiudergli la porta in faccia?

9 Maggio 2024 Posted by | Libri, Storie ordinarie | , | 6 commenti

E domani… si rientra al lavoro!

I miei interventi chirurgici non sono terminati.

Ora però occorre fare “riposare” i tessuti, capire il risultato finale e quindi programmare le “rifiniture”, che possono essere fatte anche ambulatoriali.

Meglio aspettare settembre, mi hanno detto i medici, salvo imprevisti.

Dopo un’assenza dall’inizio dell’anno e una esperienza di lavoro agile dalla metà di marzo, che avrebbe dovuto terminare a fine maggio, ho invece deciso di rientrare in presenza da domani.

Ormai aveva poco senso continuare a stare a casa, visto che posso uscire tranquillamente (potrei pure andare al mare, fare entrare l’acqua nelle narici, abbronzarmi, con l’unica prescrizione di mettere la protezione solare 50). Anche perché non era semplice il lavoro agile nella mia posizione.

A dire la verità non è che sia proprio entusiasta del rientro. La mia assenza ha lasciato il segno, anche se sono rimasto sempre in contatto con i colleghi e ho comunque lavorato da casa, anche prima del cosiddetto lavoro agile. Quindi i problemi da risolvere sono tutti lì ad aspettarmi.

E poi sono quasi entrato in “modalità pensione”…

Buona settimana a tutte/i.

5 Maggio 2024 Posted by | Salute, Storie ordinarie, Vita lavorativa | , , | 5 commenti

L’inferno di Rosa e Olindo

Questo libro di Riccardo Bocca ricostruisce la strage avvenuta l’11 dicembre 2006 a Erba, in Brianza, per la quale stanno scontando l’ergastolo Rosa Bazzi e Olindo Romano, in attesa della (probabile) revisione del processo.

Una strage nella quale morirono quattro persone (compreso un bimbo di due anni) e una quinta si salvò per miracolo.

Circa un mese dopo vengono arrestati due vicini di casa, che erano in lite perenne con la proprietaria della casa, uccisa insieme al figlio, alla madre e a una vicina: Rosa e Olindo.

Due persone schive, un po’ strane, morbosamente attaccate l’una all’altra, poco istruite, alquanto credulone.

Il libro non sposa la posizione innocentista, ma fa rilevare tutte le contraddizioni di ben tre sentenze che ne hanno decretato la colpevolezza. E non solo delle sentenze: pure i carabinieri e i magistrati hanno sposato subito la tesi della loro colpevolezza, adottando azioni criticabili. Interrogatori con promesse di sconti di pena in caso di confessione; verbali di perquisizione dai quali risultano presenti carabinieri che invece non c’erano; indizi su presenze di estranei non presi in considerazione; dialoghi e di scritti valutati solo per la parte tesa a dimostrare la colpevolezza degli indagati.

Personalmente sono sempre stato convinto della non colpevolezza dei due disgraziati che stanno in galera e leggendo questo libro me ne sono convinto ancora di più.

La strage era troppo efferata per rimanere impunita, occorreva trovare subito uno o più colpevoli e così è stato. L’ideale sarebbe stato scoprire colpevoli extracomunitari, ma purtroppo non è stato possibile.

Ora vediamo come va a finire.

23 marzo 2024 Posted by | Storie ordinarie | | 1 commento

Il trafiletto

Per motivi che mi sono ancora sconosciuti, mi capita di svegliarmi a notte fonda, oppure quando la notte sconfina nei barlumi del mattino, e di avere difficoltà a riprendere sonno.

Allora non insisto e preferisco mettermi a leggere qualcosa, finché il sonno ricompare (se ricompare).

Stamattina, leggendo il quotidiano locale, mi sono imbattuto in questo trafiletto, che mi ha colpito:

Muore sotto il treno: un anno fa aveva perso la fidanzata

Il giorno prima ha detto che non sarebbe andato al lavoro e ha chiesto a chi voleva bene di pensare per favore al cane. A chi gli ha chiesto poi se stesse bene, ha risposto che non c’era problema, di stare tranquilli. Invece ieri quel giovane piacentino di 34 anni ha perso la vita dopo essere stato travolto da un treno verso le 10 del mattino a San Nicolò. Per raggiungere i binari è passato dalla strada sterrata in zona Cattagnina. Sul posto sono intervenuti i carabinieri, il 118, i vigili del fuoco, la polizia ferroviaria. Purtroppo
il giovane era già morto. Nel febbraio del 2023 aveva perso la fidanzata in un terribile incidente a Calendasco, poco distante dal luogo in cui – secondo le prime ricostruzioni di ieri – avrebbe deciso
di togliersi la vita.

E allora mi sono chiesto cosa dovesse aver provato questo giovane per compiere un gesto così estremo e se questo gesto fosse legato alla morte della fidanzata.

E mi sono anche chiesto se effettivamente nessuno si sia accorto del suo dramma.

Avrebbe potuto essere mio figlio.

Un semplice trafiletto.

Nella stessa giornata, un annuncio funebre di un ragazzo di 35 anni, la foto in atteggiamento pensieroso, forse leggermente triste.

Uno che avrebbe voluto vivere e non ha potuto.

Un altro che avrebbe potuto vivere e non ha voluto.

Strana la vita…

21 marzo 2024 Posted by | Storie ordinarie | | Lascia un commento

Bigon

(Sibilla Barbieri)

Il Veneto è stata la prima Regione a discutere una legge sul fine vita.

Pare che anche il Presidente Zaia (leghista) fosse favorevole.

La legge, ovviamente, non è passata, anche per merito della consigliera Anna Maria Bigon, ovviamente del PD, che si è astenuta.

Io vi invito a leggere la lettera che la madre di Sibilla Barbieri (malata oncologica che a ottobre dello scorso anno è andata a morire in una clinica svizzera, nella foto) ha inviato a Repubblica.

Ma soprattutto vi invito a vedere l’intervista che la stessa Sibilla ha rilasciato a Repubblica, poco prima di morire.

Al riguardo voglio sottolineare un aspetto: la caratteristica di questi cattolici come Anna Maria Bigon è quella non solo di imporre le proprie convinzioni (che già sarebbe sbagliato), ma anche (e soprattutto) impedire agli altri di esercitare i propri diritti.

Il caso è esemplare: una legge sul fine vita non obbliga nessuno a utilizzarla, ne dà la possibilità, e questa libertà al cattolico proprio non va giù.

Che poi per il cattolico c’è sempre un motivo per limitare i diritti degli altri: c’è sempre qualcosa che andava fatto, che andava fatto prima, che andava fatto diversamente… Stavolta mancavano le cure palliative, se ci fossero state, sarebbe mancato qualcos’altro.

Questo modo di pensare è comune anche alla destra (e in alcuni casi, purtroppo, anche alla sinistra). Prendiamo il caso del MES: l’Italia non lo ratifica (ovvero non ratifica le modifiche), impedendo così agli altri Paesi di usufruirne.

Siamo nell’era del divieto…

Spero che Sibilla abbia trovato la pace.

28 gennaio 2024 Posted by | Sani principi, Storie ordinarie | | Lascia un commento

La figlia di un fascista che vorrebbe sapere la verità

Il 29 novembre 1959 il quotidiano “La Stampa” pubblica una lettera firmata “La figlia di un fascista che vorrebbe sapere la verità“.

E’ una ragazza che frequenta le scuole medie ed è stata a visitare la mostra della deportazione a Torino. C’è chi dubita – scrive – chi dice che è solo propaganda, chi dice che è esagerata. A scuola non si arriva a studiare la seconda guerra mondiale e i professori sospirano e dicono: “purtroppo”.

“Io, figlia di un fascista – scrive – sono rimasta spaventata da quel che ho visto e ho pregato Dio che mio padre sia innocente di questa strage”.

Risponde qualche giorno dopo Primo Levi.

Vorrei ringraziare la scrittrice – scrive – perché era la lettera che aspettavamo.

Non c’è modo di dubitare della verità di quelle immagini. Quelle cose sono avvenute 15 anni fa nel cuore della nostra Europa.

Non possiamo approvare quei professori che sospirano e dicono “purtroppo”: il silenzio è un errore, quasi un delitto. La vergogna e il silenzio degli innocenti può mascherare il silenzio colpevole dei responsabili.

Spero anch’io – conclude – che il padre della lettrice sia innocente, ed è probabile che lo sia, perché in Italia le cose si sono svolte diversamente. Ma la mostra non è dedicata ai padri, bensì ai figli e ai figli dei figli, allo scopo di dimostrare quali riserve di ferocia giacciano in fondo all’animo umano, e quali pericoli minacciano, oggi come ieri, la nostra civiltà.

27 gennaio 2024 Posted by | Storie ordinarie | , | Lascia un commento

Il baratro

Non ci sono segnali che le cose possano migliorare o che stiano migliorando.

Anche nella nostra piccola città di provincia episodi del genere sono sempre più frequenti.

Non so che dire.

25 gennaio 2024 Posted by | Politica, Storie ordinarie | , | 2 commenti

Deir Yassin

DEIR YASSIN: la morale di questa storia potrebbe essere: chi è senza peccato scagli la prima pietra.

Siamo nel 1948. A fine 1947 c’è stata la risoluzione ONU n° 181 che prevedeva la divisione della Palestina in due Stati. Gli inglesi erano in via di smobilitazione.

Deir Yassin era un villaggio pastorale e amico degli ebrei, che aveva sottoscritto un patto di non aggressione con l’Haganà (organizzazione paramilitare ebraica).

Per liberarsi da ogni responsabilità, vennero quindi inviate nel villaggio truppe dell’Irgun (altra organizzazione paramilitare) e della Banda Stern (che poi si capisce come mai nelle celebrazioni del 25 Aprile i suoi esponenti non siano molto ben accetti).

Il villaggio viene occupato il 9 aprile 1948 (siamo nel periodo di smobilitazione delle truppe inglesi dalla Palestina, che “lasciano fare”). I soldati ebrei dapprima crivellarono le abitazioni con le mitragliatrici, uccidendo molti abitanti. Quelli ancora in vita furono radunati e uccisi a sangue freddo, i corpi seviziati, le donne violentate e uccise. Un gruppo di bambini venne allineato contro un muro e ucciso; se ne salvò solo uno, che poi raccontò la storia. Tra le persone massacrate vi furono anche trenta neonati.

Lo scopo di questa, come di altre operazioni, era quello di “dearabizzare” la Palestina, cioè cacciare quanti più palestinesi possibile che secondo la risoluzione dell’ONU del dicembre 1947 avrebbero dovuto rimanere nel nuovo Stato ebraico.

Albert Einstein, insieme ad altri importanti personaggi ebrei di New York, condannò sul New York Times il massacro, osservando che “bande di terroristi avevano attaccato questo pacifico villaggio e ucciso la maggior parte dei suoi abitanti; quelli tenuti in vita furono mostrati come prigionieri nelle strade di Gerusalemme”.

Dopo Deir Yassin fu la volta di Tiberiade, Haifa (bombardarono la gente che si era ammassata sul porto per evacuare la città), Safad e la stessa Gerusalemme.

Trovare le differenze con i massacri di Hamas del 7 ottobre.

P.S.: cosa ricorda la foto?

14 gennaio 2024 Posted by | Storie ordinarie | | Lascia un commento

L’aldilà

Diciamocelo: nessuno sa cosa ci sia dopo la morte.

Si possono avere credenze (perché questo sono le religioni), si possono fare supposizioni, si possono avanzare ipotesi, ma di certo non c’è niente.

Anche perché – come diceva una volta un mio amico – se per caso qualcuno dovesse tornare indietro a raccontarcelo, non gli crederemmo.

Quindi adesso, se non vi dispiace, mi sentirei in diritto anch’io di fare qualche ipotesi.

1^ ipotesi: l’aldilà non esiste. Una volta morti torniamo a essere parte della terra, ci dissolviamo, di noi rimangono solo i ricordi (per un po’) e una tomba (visitata ogni tanto, finché la salma non viene esumata). E’ un’ipotesi che lascia un cruccio: tutti gli stronzi, mascalzoni, delinquenti, evasori fiscali se la cavano così? Hanno fatto il bello e il cattivo tempo e poi torniamo tutti polvere, vittime e carnefici? Come dire, una mano lava l’altra e con tutt’e due ci si lava il culo?

2^ ipotesi: nell’aldilà il buon Dio giudica i buoni e i cattivi. Non dico che si tratti proprio della classica ripartizione inferno/purgatorio/paradiso (anche perché quest’ultimo mi sa che sarebbe alquanto deserto), ma di una specie di sentenza comminata a ogni anima che si presenta, senza possibilità di appello, perché quello che si è combinato nella vita è già sufficiente per collocarci al nostro destino.

3^ ipotesi: si entra in un’altra dimensione. Quale? Non lo so, se lo sapessi non sarei qui, ma visto che l’universo è infinito e in continua espansione, presumo che ci sia posto per tutti, terrestri e no. Però qui si pone un problema: rischiamo di incontrare di nuovo tutti i rompicoglioni con i quali ci siamo confrontati nella vita, ma tutti insieme. Terribile. E poi chissà che confusione, tutti che ci vengono incontro per salutarci, anche quelli che non abbiamo mai conosciuto, perché in questo aldilà non c’è un cazzo da fare e allora tutti aspettano i nuovi arrivi, un po’ come i pensionati che si mettono dietro le transenne a guardare i lavori. E poi in questo aldilà si a già tutto, si conosce già il passato e il futuro e quindi non si può neanche leggere un libro o un giornale, perché come lo prendi in mano sai già come finisce (pensa un po’ per i gialli: conosci il colpevole già dalla copertina).

Io di altre ipotesi al momento non ne ho, ma nessuna di queste è comunque molto rassicurante.

19 settembre 2023 Posted by | Storie ordinarie | | Lascia un commento

Improvvisamente…

… mi sono tornati in mente i pomeriggi del venerdì di tanti anni fa.

Questo di sette è il più gradito giorno,
pien di speme e di gioia

Sono i versi de “Il sabato del villaggio”, di leopardiana memoria.

Ecco, per me il venerdì pomeriggio era una specie di sabato anticipato, una pausa tutta mia nella settimana lavorativa, sia che fosse terminata, sia che dovessi tornare in ufficio il giorno dopo.

Tornavo a casa con Repubblica, Il venerdì (di Repubblica) e la Settimana enigmistica.

Dopo avere pranzato (lautamente, perché in quegli anni c’era ancora mia madre), mi accartocciavo in una grande poltrona in soggiorno, vicino alla porta finestra che dava sul balcone e iniziavo a leggere i miei giornali.

A volte ne approfittavo anche per vedere qualche programma registrato alla tv nei giorni precedenti.

Dopo un po’ le palpebre diventavano o pesanti (tutto dipendeva dal menù giornaliero) e mi addormentavo, in attesa che calasse il buio.

In attesa del fine settimana, e di una settimana nuova e poi di un’altra ancora.

Quando la fine era ancora lontana…

15 settembre 2023 Posted by | Ricordi, Storie ordinarie, Un po' di me | , , | 4 commenti