Benvenuti a casa pappagallo
Non so se qualcuno, come me, segue i video di Luca Pappagallo, ma per me sono diventati una piacevole consuetudine.
Non so se è presente anche su altri social, io lo seguo su Facebook.
Non ricordo quando ho iniziato, ma mi è piaciuto per diversi motivi (troppi “non” a inizio frase).
Anzitutto ha una faccia simpatica, e questo già è un punto a suo favore.
Poi cucina piatti “abbordabili” anche per chi, come me, non è uno chef e ha anche poca esperienza in cucina.
Poi non si prende troppo sul serio: a volte sbaglia qualche dose, ma ci ride sopra quando si corregge.
Inoltre è “flessibile”: in questo piatto a me piace il pepe, ma se a voi non va non mettetelo. Io ci metto due peperoncini, ma voi potete metterne anche uno solo e se non vi va potete anche non metterlo per niente.
E poi, quando ha finito di cucinare, assaggia il piatto e lì raggiunge forse il suo massimo godimento nel fare venire l’acquolina in bocca a chi guarda, perché i suoi piatti sono sempre “buonissimi”.
Ah… non ho finito.
Non corre quando cucina, non fa a gara con nessuno, perché cucinare deve essere un piacere, non una lotta come fanno gli chef “stellati” in tv.
Quindi, ho comprato pure il suo libro.
Chissà mai che al prossimo locdaun non esploda il mio lato culinario…
Noodles!
Mi piacciono, ne sono goloso.
Cosa sono?
I noodles, i famosi spaghetti orientali.
Io in genere compro quelli istantanei, da cuocere nel microonde, aromatizzati al teriyaki.
Fra un po’ mi verranno anche gli occhi a mandorla…
Oggi pranzo da solo
Con un fantastico risotto: ai porcini, allo zafferano, al radicchio e gorgonzola, alla zucca?
Credo che mi sgargarozzerò anche un buon frizzantino.
Nella cultura popolare dalla quale provengo mangiare è sempre stato sinonimo di salute.
E’ stato anche sinonimo non dico di ricchezza, ma comunque di stabilità economica.
Quando da bambino si andava a trovare qualcuno, la prima cosa che ti offrivano era da mangiare: si ricordavano dei tempi della guerra, del dopoguerra e della fame patita.
Oggi per fortuna noi ricchi occidentale la fame non la soffriamo più, anche se c’è chi non se la passa bene.
Per questo stamattina una parte della mia spesa è andata al Banco alimentare, i cui volontari erano fuori dal supermercato.
Che possano questi alimenti scaldare un po’ lo stomaco e l’anima di chi è meno fortunato di me.
In fondo la vita è anche questo…
Buon appetito.
Cucine da incubo
Non mi piace MasterChef.
Ho visto qualche spezzone della trasmissione, ma la trovo inguardabile.
Primo, perché i cuochi-giudici sono arroganti.
Secondo, perché non mi piacciono le gare di velocità in cucina: se uno ha dieci minuti di tempo per mangiare, non si prepara un’astice alla catalana, ma un panino.
Mi piace invece il programma Cucine da incubo.
Primo, perché mi piace lo chef Antonino Cannavacciuolo.
Secondo, perché per rimettere in sesto ristoranti semi decotti, bisogna prima rimettere in carreggiata le persone che li gestiscono.
Terzo, perché si possono fare buoni piatti con poche cose, purché siano buone e genuine.
Quarto, perché io avrei tanto voluto fare il cuoco…
Robot da cucina
Eh no, non parliamo dei soliti robot da cucina, più o meno tecnologici.
Qui parliamo di un sistema messo a punto dalla Barilla che è una roba più complessa, con tanto di forno intelligente che scansiona e legge le istruzioni di cottura: clicca qui.
La voce metallica che ci accompagna durante la cottura – trattandoci un po’ da deficienti, a dire la verità – mi ricorda quella dei navigatori per auto: la signora la chiamava mia figlia quando era piccola, quella che ci spiegava come arrivare in vacanza senza perderci (cosa che a me è sempre risultata alquanto facile).
Mi chiedevo se questa non fosse la logica conseguenza di tutte le trasmissioni di cucina che ci vengono propinate continuamente dalla televisione. Sì, perché uno vede preparare tutti quei piatti in quattro e quattr’otto e gli vengono i complessi d’inferiorità.
Però io tutto sommato non sono neanche troppo contrario a queste cose tecnologiche: ogni tanto si possono anche usare. Il problema è per chi si cucina. Perché secondo me c’è una differenza di fondo tra cucinare per sé stessi e cucinare per un’altra o altre persone. Che poi la cucina è un pezzo della vita: si dice che uno che mangia male poi vive anche male, ma è vero anche il contrario; uno che vive male non è che può ritagliarsi un angolo (di cottura) felice. La vita è tutta un incastro. O no?
Vabbe’, il discorso sarebbe lungo. Domani si lavora e bisogna andare a letto presto, che il lunedì è sempre una giornataccia.
Buona settimana a tutt quant.
Evviva!
Oggi, nel primo pomeriggio è arrivata l’ultima telefonata dall’IRST di Forlì (anzi, per la precisione di Meldola): la conferma della diagnosi dell’ultima visita specialistica effettuata e sottoposta a ulteriore valutazione.
Nessuna radioterapia e nessuna chemioterapia.
L’intervento è stato radicale e si può proseguire con i controlli di rito.
Non posso negare che la cosa mi rende estremamente felice, anche perché solo un paio di mesi fa, prima dell’intervento chirurgico, avevo messo in conto mesi di terapie non facili, come accaduto l’anno scorso, con le conseguenti ricadute fisiche e quindi un lungo periodo di ripresa.
Ebbene, tutto questo è scongiurato. Riprendiamo con la solita ansia da controlli periodici, alla quale ero in gran parte ormai già abituato.
Devo dire che sono stato soddisfatto del trattamento che ho ricevuto all’IRST di Meldola. Non auguro a nessuno di averne bisogno, ma se capitasse…
Inoltre, se capitate dalle parti di Meldola, vi consiglio caldamente il ristorante Rustichello. Tipica cucina romagnola, eccellente; personale cortese e prezzi buoni.
P.S.: e riprendiamo presto, mi sa, anche con il lavoro… Ma la pensione anticipata (solo di una decina d’anni in fondo) non mi spetterà?
Forever young
Ma è proprio vero che oggi tutti sono presi dalla brama di essere o rimanere giovani?
Un tempo, la brama di giovinezza era relegata nello spazio dei ricordi.
Ma oggi?
Questo film di Fausto Brizzi si sforza di ironizzare su questa abitudine, mettendo in scena una serie di situazioni e di protagonisti che in parte si intrecciano tra loro.
Ecco, quello che manca, secondo me, è proprio l’intreccio: alcune situazioni sono collegate tra di loro, altre no.
Ma il risultato finale è comunque piacevole; fa parte dei quelle due ore settimanali nelle quali si possono dimenticare i fasti e i nefasti della vita.
Bravi tutti gli attori, ma una menzione particolare mi sento di farla per Lorenza Indovina e la fugace ma particolarmente indovinata apparizione di Nino Frassica.
Ad maiora!
P.S.: oggi a pranzo pisarei e fasò, piatto tipico della cucina piacentina. Ovviamente la pasta l’ho comprata già fatta e ho omesso lardo e salsiccia, che secondo i miei gusti poco c’azzeccano in questo piatto (soprattutto la seconda). Si tratta, a mio modesto parere, di una variante “povera” della tipica pasta e fagioli, che nelle nostre feste di paese va alla grande, forse per la facilità di preparazione (e di ingurgitamento).
PP.SS.: qualche giorno fa è venuta da me una dipendente (a tempo determinato) accompagnata dalla sua capo reparto, chiedendomi se poteva essere esentata dallo svolgere lavoro notturno per un paio di mesi, perché il marito aveva appena avuto il secondo ictus in pochi mesi, dopo aver avuto già un infarto in passato. La signora si era fatta fare anche un certificato da parte del suo medico di famiglia. Le ho detto di parlarne al suo responsabile. So che dal punto di vista strettamente giuridico non ne ha diritto, ma, come dice il proverbio turco (o era mongolo?), summa lex summa iniuria e domani devo ricordarmi di controllare come si è comportato il destinatario della sua richiesta: in parole povere, se si è comportato da uomo o da caporale. Poi saprò regolarmi nei suoi confronti…
L’asagne
E’ da ieri sera alle nove e mezza (cioè un’ora dopo la fine della cena) che mi frulla in testa la voglia di lasagne verdi, ma di quelle fatte in casa, cioè dal sottoscritto, con tanto ragù e tanta besciamella e tanto formaggio e tanto di tutto, insomma.
Prima di andare a vedere Star Wars ci vogliono proprio (è per la Forza, mica per altro…).
50 grammi!
Magari qualcuno si metterà a ridere, ma 50 grammi di pasta mangiati da uno che da due mesi sopravvive con té e biscotti non sono mica poca cosa, eh?
Fino a qualche giorno fa potevo stare tutto il giorno – e anche per più giorni – senza mangiare né bere e senza all’apparenza soffrirne troppo (salvo poi finire all’ospedale).
Terminate le terapie, dopo una decina di giorni è come se il mio corpo si stesse pian piano risvegliando.
Dapprima ha iniziato con la sete. Una sete ardente, difficile da placare quando la semplice acqua ti fa abbastanza schifo.
Poi ha proseguito con la fame. Quella fame che ti fa accartocciare lo stomaco e che ti perseguita giorno e notte, anzi di notte la senti ancora di più, nel silenzio che ti sta attorno.
Ma le papille gustative sono ancora lesionate, la salivazione è scarsa e masticare è quasi una tortura, anche se i miglioramenti sono giornalieri.
E così ieri pomeriggio non ce l’ho fatta più: mi sono attaccato alla cucina e ho preparato un buon sugo al pomodoro e basilico (fresco, colto sul mio balcone).
Poi ho messo a bollire 50 grammi di spaghetti, li ho conditi con il sugo e una buona spruzzata di parmigiano e me li sono mangiati direttamente dalla pentola, senza neanche la fatica di “impiattarli” (come dicono gli chef).
Non è stato semplicissimo, ma meno difficile di quanto temessi.
In questo modo ho bloccato il calo di peso (anzi, la bilancia segna un più 400 grammi in due giorni), la pressione è tornata a livelli accettabili e stamattina la colazione è stata più semplice del previsto.
E oggi bis!
Toast, bruschette & co.
Ok, lo so, potrebbe essere poco, ma per uno che da un mese e mezzo sopravvive con te, biscotti, coca cola e qualche succo di frutta, è un pranzo luculliano.
Oggi mi sono fissato con i toast.
Un toast farcito come quello della foto, per esempio, al quale io aggiungerei una base di salsa verde e, sopra all’insalata, un po’ di salsa per toast alle verdure.
Ah… un morso a tale ben di Dio…
Poi mi sono detto: ma perché fermarsi al toast?
Che ne diresti di una della bruschetta?
Eh beh… certo, resistere a un bel bruschettone come quella della foto mica è facile.
E non è mica una cosa che si può improvvisare così, da un momento all’altro.
Occorre quanto meno avere un buon pane a disposizione e un buon pomodoro.
Ok, termino qua.
Vado a prepararmi qualcosa da mettere sotto ai denti.
Stamattina sono riuscito a mangiare un wafer alla crema! Un grande successo, anche se quando dico un wafer intendo proprio un wafer, e non un pacchetto. Cerco di sentire se le mie papille gustative stiano riprendendosi dai bombardamenti delle ultime settimane, ma a parte qualche timidissimo segnale di ieri e di oggi, mi sembra che sia ancora troppo presto, anche se la situazione complessiva della bocca mi sembra che sia leggermente migliorata.
Speriamo…
Buon appetito a tutte/i.
P.S.: la piccola a volte viene assalita da crisi di pianto, ripensando a come eravamo e cosa facevamo insieme fino a qualche mese fa. Non posso fare altro che rassicurarla che tutto tornerà come prima e nascondere le pugnalate al cuore che questo mi provoca. Un mio amico qualche giorno fa mi ha detto che ho dimostrato come si comporta un vero uomo e che lui non ce l’avrebbe fatta. Ho risposto che avrei con piacere evitato questa prova.