La Sezione “I”
Nel 1984, dopo poco più di un mese di CAR in Puglia, fui spedito in una caserma del Friuli.
Finii – per pura fortuna – in una compagnia logistica, cioè dove durante la giornata i militari lavoravano nei diversi servizi: autisti, uffici, muratori, idraulici, imbianchini, ecc.
Io finii a lavorare in un ufficio del comando di battaglione.
Tra i tanti uffici presenti c’era la mitica Sezione “I”.
La Sezione “I” era un ufficio alquanto misterioso: solo a passare davanti alla sua porta (chiusa) si veniva colti da un senso di inquietudine.
Circolavano strane storie sulla Sezione “I”.
Anzitutto chi era addetto a quell’ufficio veniva immediatamente promosso a caporal maggiore, il grado più alto a cui poteva accedere un militare di leva.
Poi si vociferava che nella Sezione “I” si facessero strani esperimenti; che conservassero resti di corpi alieni; che parlassero solo in codice con chissàchi.
Se si doveva consegnare un documento alla Sezione “I”, si bussava piano e di là dalla porta si sentiva un rantolo: “Chi è?” (e chi cazzo doveva essere in una caserma!).
Il militare apriva la porta per qualche centimetro, scrutava se nel corridoio ci fossero elementi sospetti e poi spuntava fuori una mano che in un battibaleno artigliava il documento e richiudeva subito la porta.
Secondo me è nato lì il Covid…