La stella di latta
Anche stasera, come tutti i martedì, danno un film western su Iris.
Oggi tocca a questo, La stella di latta, con protagonista l’immancabile John Wayne.
Film del 1973, si colloca nel filone di quei western dove il conflitto con gli indiani è ormai sparito e le tematiche sono altre. Tipica è quella del conflitto tra allevatori e piccoli coloni.
In questo caso invece la tematica è quella del rapporto tra un padre assente (lo sceriffo interpretato da John Wayne) e i suoi due figli, che un giorno si ficcano nei guai.
Alla fine ovviamente trionfa il bene, la giustizia e la saggezza.
Almeno lì…
P.S.: due amici si ritrovano a parlare di “cose intime”.
“Ma tu – dice il primo – quando fai l’amore ci parli con tua moglie?”
“Che domande! – risponde l’altro – Se mi telefona in quel momento, certo che sì!”
La Sezione “I”
Nel 1984, dopo poco più di un mese di CAR in Puglia, fui spedito in una caserma del Friuli.
Finii – per pura fortuna – in una compagnia logistica, cioè dove durante la giornata i militari lavoravano nei diversi servizi: autisti, uffici, muratori, idraulici, imbianchini, ecc.
Io finii a lavorare in un ufficio del comando di battaglione.
Tra i tanti uffici presenti c’era la mitica Sezione “I”.
La Sezione “I” era un ufficio alquanto misterioso: solo a passare davanti alla sua porta (chiusa) si veniva colti da un senso di inquietudine.
Circolavano strane storie sulla Sezione “I”.
Anzitutto chi era addetto a quell’ufficio veniva immediatamente promosso a caporal maggiore, il grado più alto a cui poteva accedere un militare di leva.
Poi si vociferava che nella Sezione “I” si facessero strani esperimenti; che conservassero resti di corpi alieni; che parlassero solo in codice con chissàchi.
Se si doveva consegnare un documento alla Sezione “I”, si bussava piano e di là dalla porta si sentiva un rantolo: “Chi è?” (e chi cazzo doveva essere in una caserma!).
Il militare apriva la porta per qualche centimetro, scrutava se nel corridoio ci fossero elementi sospetti e poi spuntava fuori una mano che in un battibaleno artigliava il documento e richiudeva subito la porta.
Secondo me è nato lì il Covid…
No
Qualche mese fa, a tavola, improvvisamente mia figlia mi ha fatto una domanda.
“Papà, ma un uomo che dà uno schiaffo a una donna si può perdonare?“
“No.” è stata la mia risposta.
Non so se è stata la risposta giusta e non so nemmeno se e in quale misura mia figlia ne terrà conto.
Quello che mi interessava, in quel momento, era che lei ricevesse un messaggio chiaro, semplice e inequivocabile da suo padre.
Soprattutto di questi tempi.
C’è una bella canzone di Ornella Vanoni, Bungaro e Pacifico, presentata a San Remo nel 2018: Imparare ad amarsi, ma… “bisogna imparare a lasciarsi quando è finita”.
Non è giusto…
… che succedano queste cose.
Forse noi non conosciamo tutta la storia, ma da quello che si legge sui giornali questa donna si meritava qualcosa di più, dalla vita e anche dall’Italia.
Tradimenti
Carlo torna dal lavoro senza preavviso e trova il suo amico Giorgio a letto con sua moglie.
«Giorgio! Sono senza parole! Capisco io, che sono obbligato, ma tu?»
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«Ti capita mai di parlare con tua moglie mentre fai l’amore?» chiede Giovanni a Riccardo.
«Solo se mi telefona in quel momento!»
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