C’era una volta…
C’era una volta in un paese confinante con il mio una grande, enorme, smisurata fiera di Pasqua, anzi per essere precisi Fiera dell’Angelo.
Nata in un tempo del quale si è ormai persa la memoria, la Fiera dell’Angelo si chiamava così perché il momento culminante coincideva appunto con il lunedì di Pasquetta.
Con il passare degli anni la fiera era stata un po’ riordinata, ma si trattava comunque di una pacifica invasione di un Comune di poco meno di ottomila abitanti.
La parte del leone la faceva il luna park, con giochi e attrazioni che non si vedevano da nessun’altra parte: strani oggetti volanti che ti sbatacchiavano su e giù; corse di cavalli di plastica che avanzavano a furia di biglie lanciate in apposite buche; misteriose case scricchiolanti con spaventosi mostri all’interno.
C’era poi il settore delle macchine agricole, di tutti i tipi e dimensioni; quello del mercato tradizionale, con i venditori urlanti e sempre pronti al “fantastico sconto”; quello del mercato dei prodotti locali; quello delle auto, che potevi vedere da vicino e anche salirci sopra, in tempi nei quali i tour virtuali di internet non esistevano ancora; quello del bestiame, senza dimenticare le bancarelle di prodotti alimentari, dolci, salamelle, patatine e via dicendo.
E tutt’intorno al paese una distesa di auto parcheggiate, perché alla Fiera dell’Angelo arrivavano da tutte le parti.
La Fiera dell’Angelo era un paradiso per i bambini, un appuntamento imperdibile per gli adolescenti, un diversivo interessante per gli adulti. Chi non aveva altri programmi si ritrovava alla Fiera una, due tre volte, finché il portafoglio non dava forfait.
Il montaggio delle giostre iniziava una settimana prima di Pasqua e anche la loro comparsa era uno spettacolo. Alcune di loro iniziavano a spillare soldi dal venerdì, con i genitori che cercavano di tenere a bada i bambini, spiegando che il loro budget non poteva essere intaccato ancora prima che si aprissero le danze vere e proprie.
Il groviglio di suoni, colori, sapori era sbalorditivo.
Era, perché da due anni tutto questo non esiste più.
Non esistono le giostre, i panini con la salamella, i banchi con il formaggio puzzolente, i tiri a segno, i palloncini.
Non esiste più il viaggio con il papà verso i suoni e le luci di quella gioia momentanea ma intensa che ti poteva dare “La casa degli spiriti“, con tanto di facce dei mostri in primo piano, il pavimento mobile, il corridoio con gli specchi deformanti, oppure le astronavi girevoli o il bruco mela.
Era, e chissà quando torneranno queste nostre tradizioni, che un tempo forse ci facevano sorridere o sbuffare e che invece adesso vorremmo rivivere, anche solo per qualche istante.
Perché dobbiamo sconfiggerlo questo stramaledettissimo virus e uscirne un po’ migliori.
Ma forse anche questa è un’illusione…
Spero abbiate trascorso una serena Pasqua.
P.S.: questo nuovo editor di WordPress fa letteralmente cagare. Se non riesco a tornare all’editor classico…