La scomparsa di Majorana
La ripubblicazione da parte di Repubblica di questo libro, La scomparsa di Majorana, mi ha dato modo di leggere/rileggere le “indagini” di Sciascia relative alla scomparsa, nel 1938, del fisico siciliano.
Sciascia propende per l’allontanamento volontario, forse in un convento, di un’anima tormentata, forse da quello che poteva avere scoperto – o soltanto intuito – sulle ricerche che si stavano conducendo in quegli anni e che avrebbero portato poi alla bomba atomica.
Al ritorno dalla Germania, nel 1933 (incontrerà il fisico Werner Heisenberg) e fino al 1937 Majorana secondo la sorella si comporta da uomo “spaventato”.
Frequentemente diceva – sempre secondo al sorella – la fisica è su una strada sbagliata oppure (non ricorda esattamente) i fisici sono su una strada sbagliata.
Quali furono le sue riflessioni e le sue motivazioni per scomparire forse non lo sapremo mai.
Sciascia era capace di leggere tra le righe di questi “misteri” e leggerlo o rileggerlo mi riporta agli anni del liceo, al fermento culturale degli anni settanta, prima del riflusso e del buio degli anni ottanta.
Bei tempi… (più o meno)