Sono stato cazziato dalle Poste
Fino a pochi giorni fa, quando noi correntisti andavamo in Posta per qualche operazione, dovevamo inserire la carta postamat nella macchinetta posizionata vicino all’ingresso.
A quel punto sul display usciva il messaggio “togliere la carta per stampare lo scontrino“. Tu toglievi la carta e usciva lo scontrino con il tuo numero di prenotazione. Aspettavi il tuo turno e la cosa finiva lì.
Oggi pomeriggio, invece, sono andato in Posta per prelevare due spiccioli (che il mio conto non mi consente di più), ho inserito la carta ed è uscito sul video un codice QR con la scritta “inquadra il codice con il tuo cellulare“.
Sono rimasto lì un po’ interdetto.
Avrei dovuto estrarre dalla tasca il telefono, togliere la cover (perché è la cover del modello precedente e copre parzialmente la fotocamera), inquadrare il codice, ecc. ecc.
A quel punto mi sono accorto che sotto al codice stava la scritta “stampa lo scontrino“.
Ho cliccato con il dito e a quel punto, insieme allo scontrino, è uscito il messaggio: “LA PROSSIMA VOLTA PRENOTA UN APPUNTAMENTO!”
Eccheccazzo!
Come complicare le cose semplici…
Arachidi
Ovvero Peanuts, le fantastiche strisce di Charles M. Schultz, scomparso il 13 febbraio 2000 dopo averne realizzate ben 17.897.
Questo libro, edito da Salani nel settembre 2020, contiene in quasi trecento pagine oltre 1.300 strisce che ripercorrono la storia del fumetto.
All’inizio un’ampia introduzione presenta i diversi personaggi, con la cronologia dei loro passaggi più salienti e poi via con le strisce, a partire dagli anni cinquanta.
Viene effettivamente da pensare che gli artisti si sono espressi con diversi strumenti:: la letteratura, la pittura, la scultura, la musica, la poesia e anche il fumetto, perché Schultz questo è stato.
Le schede di presentazione dei personaggi contengono anche diverse curiosità su di loro. Una in particolare mi ha colpito: Lucy, la bambina irascibile, capricciosa, egocentrica, è innamorata di Schroeder, il bambino pianista, ossessionato da Beethoven. Lucy combatte per lui senza esclusione di colpi e in una striscia del marzo 1972 vince una scommessa che lo obbligherebbe a baciarla, ma lei rifiuta il bacio con aria sprezzante: “Lascia stare! Se questo è l’unico modo che ho di essere mai baciata da te, lascia stare!“, lasciandolo letteralmente sbalordito. In questo rifiuto sta la modernità di Lucy, anticipando anni di rivendicazioni femministe.
Un genio.
La scomparsa di Majorana
La ripubblicazione da parte di Repubblica di questo libro, La scomparsa di Majorana, mi ha dato modo di leggere/rileggere le “indagini” di Sciascia relative alla scomparsa, nel 1938, del fisico siciliano.
Sciascia propende per l’allontanamento volontario, forse in un convento, di un’anima tormentata, forse da quello che poteva avere scoperto – o soltanto intuito – sulle ricerche che si stavano conducendo in quegli anni e che avrebbero portato poi alla bomba atomica.
Al ritorno dalla Germania, nel 1933 (incontrerà il fisico Werner Heisenberg) e fino al 1937 Majorana secondo la sorella si comporta da uomo “spaventato”.
Frequentemente diceva – sempre secondo al sorella – la fisica è su una strada sbagliata oppure (non ricorda esattamente) i fisici sono su una strada sbagliata.
Quali furono le sue riflessioni e le sue motivazioni per scomparire forse non lo sapremo mai.
Sciascia era capace di leggere tra le righe di questi “misteri” e leggerlo o rileggerlo mi riporta agli anni del liceo, al fermento culturale degli anni settanta, prima del riflusso e del buio degli anni ottanta.
Bei tempi… (più o meno)
Attenzione, domani è lunedì!
State alla larga da chi si annoia facilmente…
(e che è anche un po’ incazzoso)
Ma che cosa ti ho fatto io?
Stasera mi sono visto in tv per l’ennesima volta Indovina chi viene a cena?, il film del 1967 di Stanley Kramer con Sidney Poitier (lo sposo di colore), Katharine Hepburn (la mamma della sposa, all’epoca sessantenne ma ancora splendida), Spencer Tracy (il padre, pluripremiato per i suoi film) e Katharine Houghton (la dolce e spensierata ma determinata figlia).
Considerato il periodo nel quale fu girato, un film contiene una forte tematica antirazzista, non nuova per il regista.
Il film è anche un inno alla resistenza. Lo dice chiaramente il padre (dapprima contrario al matrimonio) nel suo discorso finale agli sposi: sapete a quali tremende difficoltà andrete incontro, ma tra queste non vi sarò io.
Forse qualcuno si chiederà cosa c’entra il titolo del post con questo film: niente.
Ho visto il film per scrollarmi di dosso una frase sentita oggi, che continua a frullarmi in testa. Vi sono frasi che si inseriscono nella mente, si incollano alla memoria e non riesci a distaccartene. E la loro ripetizione è come un mantra disperato, una richiesta di aiuto che rimane inascoltata.
Soprattutto sapendo chi pronuncia quelle parole nei confronti di chi.