Jane Eyre
Mi sembra di vedere la piccola Charlotte che viene invitata al ricevimento in suo onore nella Londra del 1848, l’anno successivo alla pubblicazione di Jane Eyre con l’enigmatico nome d’autore di Currer Bell.
Me la immagino quando si siede su un divano d’angolo e non si sposta nemmeno per tutto l’oro del mondo, senza pronunciare parola con alcuna persona.
E mi sembra di sentirla quando le viene chiesto: “Do you like London, Miss Bronte?” e lei risponde con sguardo di fuoco: “Yes and no“.
Ecco, se dovessi definire in poche parole questo libro, dovrei chiedermi: “E’ un’autobiografia?” e rispondermi: “Sì e no“. Lo è nella misura in cui non vuole esserlo, ma da ogni pagina trasuda l’autrice, sotto le mentite spoglie di Jane.
Quello che mi è piaciuto è la capacità dell’autrice di rendere delicatamente affascinante la protagonista della sua storia, di renderla timidamente determinata e coerente fino ai limiti della testardaggine. C’è dentro l’amore (e quanto…), il mistero, l’avventura, la cattiveria, l’arroganza: tutto ruota attorno a Jane, come un piccolo perno sottile ma indistruttibile.
Certo, dobbiamo immaginarci come dev’essere stato leggere questa storia a metà dell’ottocento, e soprattutto ai benpensanti quando hanno scoperto che l’autrice era un donna poco più che trentenne.
Ho lasciato il libro pieno di sottolineature e di annotazioni. Un giorno, rileggendole, ritornerò a questa ammaliante estate del 2013.
P.S.: dicono che il film migliore su questa storia sia quello di Zeffirelli del 1996. Ho visto che c’è la versione integrale in rete. Approfitterò di queste torride giornate per vedermelo.
Il film è bello, però devo dare ragione a Bruno e ad un’altra ragazza che in questo blog dissero che altre versioni forse meno famose hanno più anima. Avevo guardato una delle versioni suggerite da Bruno, ed effettivamente le emozioni erano diverse. Se hai tempo e voglia prova a guardare anche le altre per una comparazione e poi facci sapere 🙂
Non mancherò…
Come dire…il libro giusto al momento giusto. Te lo dicevo che coi classici non si sbaglia. E confermo che quello di Zeffirelli e’ il migliore.
Cia’.
Ti saprotti dire…
Non ho letto il libro, ma visto il film di Zeffirelli, che mi è vera,ente piaciuto, visto due volte.
Ho poi visto la versione nuova del film, ma troppo affezionata alle interpretazioni di William Hurt e Charlotte Gainsbourg…forse per quello mi è piaciuto di meno, o proprio perché quello di Zeffirelli è proprio un altro livello.
Facci sapere Aquila se li vedi entrambi 🙂
Visto che insistete così tanto, le versioni me le vedo tutte!
Bellissina è la versione del ’44 con Orson Wells e quella degli anni ’70 con S. York e G. C. Scott. Devo ammettere che ho amato anche molto l’ultimo – se hai tempo, da me, in alto a destra, ne parlo. Quello di Zeffirelli l’ ho trovato scialbo.
Bravo: Jane è davvero
un perno sottile ed indistruttibile.
Ho visto che sei un’appassionata di Jane Eyre. Vedrò cosa riesco a trovare. Per il momento ho cercato questo, ma le librerie e biblioteche della zona non arrivano lontano come Amazon.
Il film è bellissimo, il libro di più. Bella recensione amico!
Luna
[…] A me piacciono molto i classici. So che ho bisogno di concentrazione per leggerli e infatti li leggo soltanto quando mi sento “ispirato”, ma ho vissuto bellissime avventure anche con storie che non erano certamente da premio nobel per la letteratura. Mi sono catapultato nel medioevo con Silone, tra i minatori dell’ottocento francese con Zola, ho sentito il freddo e la paura nelle ossa con Levi, ho vagato nei sobborghi inglesi con Dickens, ho ragionato di cose religiose con Vassalli, ho cavalcato nelle praterie del west con Cavallo Pazzo, ho sfidato la brughiera con Jane Eyre. […]
Pingback di Basta con i romanzetti « Aquila Non Vedente | 12 novembre 2018 |