Aquila Non Vedente

Aquila e tutta la sua famiglia (compreso Bibùlo)

Quello che so sull’amore

quello che so sull'amoreSupponiamo.

Supponiamo che vogliate dedicare un paio d’ore del sabato mattina a riordinare quello scaffale, che trabocca di carte sparse.

Vi ritrovate qualche vecchia rivista, tenuta da parte per chissà quale motivo; articoli di giornale testimoni di fatti e avvenimenti di un recente passato; le prime bozze del vostro libro, zeppe di appunti, correzioni, riflessioni.

E poi trovate quel foglio solitario, isolato, scordato tra tutte le altre carte.

E’ un piccolo diario; un diario dei primi giorni della vostra separazione.

L’oggetto di quegli scarni appunti non siete né voi né vostra moglie, ma vostra figlia: avete annotato i suoi stati d’animo di quei giorni.

Ritrovate l’appunto sul pomeriggio di quel secondo giorno, quando “ha pianto perché voleva la mamma“. Ve lo ricordate benissimo. Quello che non vi ricordavate, però, era che anche il giorno successivo è accaduta la stessa cosa.

Quando la famiglia si frantuma, solo accogliendo la sfida della passione senza indietreggiare, affrontando l’angoscia dei legami spezzati e il timore della solitudine, è possibile realizzare le proprie potenzialità: sentirsi vivi, veri e vitali, capaci di mutare l’esistente e di ricominciare una nuova narrazione di sé. Dopo, quando la perturbazione generata dalla divisione della famiglia ha compiuto il suo corso, nulla è più come prima e il passato, divenuto storia, prefigura il futuro e apre alla speranza.

D’un tratto è come se ricadeste in quel periodo, con annessi e connessi, prima che le vostre mani sbriciolino quel pezzo di carta: le cose sono cambiate, in un certo senso si sono quasi ribaltate.

Nella maggior parte dei casi la separazione coniugale è una dura necessità, dolorosa per i genitori e per i figli. Ma il loro dolore è diverso. Per i primi si tratta del fallimento di un progetto di convivenza che non lede le loro possibilità di sopravvivenza; per i secondi di un attacco alla propria sicurezza, al bisogno profondo, inscritto nella memoria della specie, di crescere accuditi da adulti stabili, capaci di attaccamento e dedizione nei confronti della prole. Benché i più piccoli siano particolarmente esposti al rischio che la separazione dei genitori provochi effetti di abbandono, non per questo dobbiamo ritenerli assolutamente passivi e dipendenti. Tutti infatti, anche quelli nati da poco, sono capaci di agire e reagire.

Dopo una botta così, che film potevate andare a vedere? Ovviamente “Quello che so sull’amore” di Gabriele Muccino (che comunque avevate già intenzione di vedere da prima…).Noah Lomax

Intendiamoci, non è che voi abbiate la tendenza a vedere commedie sdolcinate a lieto fine, ma il mondo e la vita sono già talmente complicate per loro conto che a volte conviene lasciarle per un paio d’ore fuori dalla porta.

Il bambino teme che la crepa che si è aperta tra papà e mamma divenga una voragine che lo inghiotte, facendolo precipitare nel nulla. Per chi non può contare sulle proprie forze e dipende in tutto e per tutto dagli altri, la crisi della coppia genitoriale corrisponde a una catastrofe cosmica.

Il film di Muccino racconta la storia di un padre che tenta di recuperare il suo ruolo genitoriale, dopo anni di assenza.

Ma il suo obiettivo è più ampio: ricostituire la sua famiglia, proprio alla vigilia del nuovo matrimonio della moglie.

Durante la scuola elementare, contrariamente a prima, il bambino non si impone, non cerca in ogni modo di mettersi al centro dell’attenzione né di funzionare da perno delle dinamiche familiari, anzi chiede rispetto e discrezione. Il suo compito consiste nell’entrare a far parte del gruppo dei coetanei, della classe, della squadra e nell’apprendere a collaborare con gli altri più che ad affermare sé stesso. Il conflitto edipico che ha impegnato gli anni precedenti si è parzialmente concluso. La sua morale non si discosta da quella appresa a casa e a scuola, ma è il senso di responsabilità che è mutato. Di fronte all’eventualità che i genitori si separino, la prima preoccupazione del bambino è per sé stesso e, mentre i più piccoli temono di perdere la vita, i più grandicelli, ormai certi di farcela, temono soprattutto di perdere il benessere. La loro moralità è pratica: è bene quello che fa star bene, è male quello che fa star male. Nel valutare il genitorie da preferire, il selettore non è più quello della prima infanzia (forte o debole), ma è: sto bene o sto male con lui.

Il film è, come ho già detto, a lieto fine. Nella vita non accade sempre così; anzi, non accade praticamente quasi mai. Ma bisogna rigenerarsi, aprirsi a quello che la vita riserva e, soprattutto, a quello che noi stessi siamo capaci di (ri)costruire.

Noah Lomax è forse quello che recita meglio di tutti. Gerard Butler non è male. Le donne protagoniste invece sono troppo “tirate”, quasi irreali.

La neve scendeva lieve e leggera all’uscita dal cinema, quasi trasparente. Piccole piume che si appoggiavano delicatamente sulla strada, sulle auto, sulle persone, e svanivano quasi subito.

Anche l’animo era più leggero.

Non sono stato un buon marito, e questo non si può correggere. Probabilmente non sono nemmeno un buon padre, ma almeno posso continuare a impegnarmi per migliorare.

P.S.: le citazioni in corsivo sono tratte da questo libro.

Musica!

20 gennaio 2013 - Posted by | Film, Un po' di me | , ,

23 commenti »

  1. Non so come commentarti adesso. 🙂
    Hai proprio scelto il momento sbagliato per questo post.
    Forse é meglio che ce ne andiamo a dormire.
    ‘ Notte Ma’. 🙂

    Commento di Rory | 20 gennaio 2013 | Rispondi

  2. ‘notte…

    Commento di aquilanonvedente | 20 gennaio 2013 | Rispondi

  3. D’istinto mi dono detta, dopo aver letto le prime righe del tuo post: “non posso continuare a leggere e neanche commentare”. La paura. Che ancora mi attanaglia. Argomento per me feroce nonostante tutto. Gli anni passati e tutto il resto. Poi mi sono fatta coraggio e ho letto il tuo post e ora te ne sono grata per averlo scritto.
    Non entro nei particolari, ma in linea di massima conosci, se anche io potessi vivere mille anni non potrei riparare al male che ho fatto a mie figlie e a mio marito. Ho distrutto un matrimonio perché, in un momento di “debolezza e confusione” ho pensato fosse amore qualcosa che non era manco un calesse. Ma questo ha portato a galla il malessere che io vivemo. Si faceva finta ma non si era più una famiglia. E prima che i rapporti diventassero tesi e spiacevoli per le bambine ci siamo separati. Stasera ho capito che in tutto il tempo che io ho passato in ansia e con la paura che le bimbe soffrissero e stessero male, loro stavano male e in ansia per me. Spaventate dalla mia fragilità evidente che ora per fortuna ho superato. Con fatica ma ho superato. Io stavo male per loro e loro stavano male per paura che io stessi male… circolo vizioso. Vorrei una vita nuova per provare a rimediare. Mi restano pochi anni di questa e sto cercando, giorno dopo giorno, di cucire, di sbrogliare, di fare spazio, di stringere tempi, di dare regole, di farle rispettare. Questa è la mia vita, a parte il lavoro. Provare e mettere ordine, a rimediare sperando di dare , ancora, un futuro sereno, una vita serena alle ex bimbe che ora sono cresciute. Ma che portano ancora i segni della sofferenza subita.Poi ci sono io. Ci sarei io. E qui caliamo un velo pietoso. Non me la sento di parlare. Mi fa ancora troppo male.

    Splendido post. L’ho letto soffrendo non poco ma ci stava. Grazie per averlo scritto e condiviso.

    Io ho imparato che la sofferenza diventa parte della vita, della quotidianità. Nè più né meno. Ci si abitua e si va oltre. Ci vuole del tempo ma si va oltre. Io da qualche mese credo di avere superato quello scoglio. Provo maggior distacco verso certi aspetti e non provo nessun senso di colpa. Lo spirito di sopravvivenza, di cui io parlo spesso, ci porta a questo. E si torna anche sorridere, desiderare e volere. Ma con spirito “cresciuto” e maturo.

    Scusa, troppo prolissa. Ma è un discorso toccato proprio stanotte con una figlia. Quindi caldo caldo. La chiudo qua che è meglio.

    Commento di maria | 20 gennaio 2013 | Rispondi

  4. @Rory …. ti capisco ! 😦
    Leggo ora questo pezzo aquiliano …. ed è difficilissimo anche per me commentarlo .
    Eppure … “da uomo” che vive una situazione diametralmente opposta alla vostra ( io e la mia famiglia, con il rapporto di profondo affetto e reciproca stima con mia moglie rimasto intatto … io con le mie due figlie cresciute alla luce di questa sicurezza, che le ha rese – e le rende – forti e appagate, scevre di rimpianti ), non mi sento diverso nè da te nè da @Aquila, e – credetemi – mi è impossibile comprendere cosa abbia agito nei vostri ex partner quando decisero di spezzare il filo che li univa alle vostre vite . Mi verrebbe maledettamente voglia di augurare, ad entrambi, un lieto fine alle vostre storie come suggerisce il bel film di @Muccino, ma mi accorgo che è la malinconia, intensa, insopportabile, che provo leggendovi, a spingermi a questo sentimento, e non una obiettiva visione delle cose ….
    Rileggo allora il post, mi soffermo su queste parole dell’ appunto ingiallito di @Aquilanonvedente : “…. Dopo, quando la perturbazione generata dalla divisione della famiglia ha compiuto il suo corso, nulla è più come prima e il passato, divenuto storia, prefigura il futuro e apre alla speranza.” …. e ritrovo di colpo quel barlume di verità che cancella via anche la storia amara, poichè è vero, l’ ho visto coi miei occhi, “dopo”, quando lottando con sè stessi si sia finalmente scacciato l’ inutile rimpianto e l’ ultima lacrima è stata essiccata dal vento, non solo il futuro si apre concretamente alla speranza, ma la vita ritorna a sorridere, non ostante tutto, ancor più di prima, se ci si crede fino in fondo, se fino in fondo si crede in sè stessi senza dimenticarsi degli altri !
    @Bruno …
    Ps. Quanto ai vostri figli ‘perturbati’ dal disgregarsi della famiglia, non credo che cresceranno “meno solidi e appagati” dei miei, poichè non è detto che “due genitori insieme” siano sempre più efficaci di un ‘babbomamma’ o di una ‘mammababbo’ : osservando senza retorica la vita, talvolta lo sono …. talvolta no ! 🙂

    Commento di cavaliereerrante | 20 gennaio 2013 | Rispondi

    • ho letto questo post pochi minuti dopo che lo ha pubblicato, ed ero col tel, perchè raramente ormai apro il pc di sera o nei weekend. Oggi è un raro caso. Ieri non riuscivo a dormire perchè ci sono giorni in cui una piccola frase dei figli, soprattutto della piccola, ti ribalta tutto e ti rendi conto che loro capiscono perfettamente cosa si vive in casa, come stanno mamma e papà e ricordano qual era la “normalità” in cui li abbiamo fatti crescere. Non so come reagirebbero ad una separazione definitiva ma mi sto sforzando di spiegar loro quanto più possibile, cercando di essere sincera.
      Non so…

      Li amo con tutta me stessa e non vorrei mai che soffrissero a causa mia ma la verità è che qui sono solo io a star male. E per quanto io li ami c’è una sola frase che mi ronza in testa: “se avessi un mio stipendio fisso me ne andrei!!”

      Commento di Rory | 20 gennaio 2013 | Rispondi

      • Vedi @Rory cara, io conosco i tuoi problemi “solo” per aver letto i tuoi scritti ( sulla cui sincerità, tuttavia, non ho mai dubitato …. tenendo da parte l’ affetto che pure mi suscitavi ), i tuoi sfoghi …. le tue malinconie . E così per @Aquilanonvedente, che non ho mai incontrato “de visu”, ma che considero uno dei miei più cari amici, uno di quelli che, se non ci fosse, le mie giornate non sarebbero più le stesse . Maledettamente, pur diversi i tuoi problemi dai suoi, identica mi appare la vostra situazione, poichè entrambi, mentre vi sposavate, ci avete riflettuto sopra e solo dopo aver sentito, penso, la necessità sentimentale di dividere la vita con i vostri compagni “per sempre”, avete creato le vostre famiglie, mettendo al mondo figli che amaste e che amate appassionatamente ….
        Eppure tutto s’ è spezzato, tutto svanito via …. amore, passione, affiatamento, tranquillità famigliare, crescita appagante dei figli da educare insieme, prospettive future, tutto !
        Non è difficile intravedere dietro l’ efficace, intelligente, sensibile … ironia di @Aquila un dolore racchiuso ( ma ogni volta vinto dall’ amico ), e facilissimo è anche leggere ancora in te la sofferenza, lo stupore, l’ amarezza …. per la fine, inspiegabile, di un amore che era il centro della tua vita …. Ma la vita stessa prosegue, e – come ha scritto @Aquila – quel dolore lancinante è già storia, e cioè tempo trascorso, codificato ed inserito in un contesto non più modificabile : per questo, o meglio “compresa fino in fondo questa immutabilità”, la storia stessa non è un più un castello arroccato irraggiungibile se non dal dolore del rimpianto, ma assume la struttura di una casa che lascia la porta aperta e soleggiata al tempo che verrà, al futuro vostro e dei vostri figli, che può non solo tornare a sorridervi, ma forse ancora di più di quanto possiate immaginare, ora che quella porta l’ avete aperta e volgete lo sguardo allo spazio aperto e senza più confini . Quanto ai vostri figli, come ho già scritto sopra, certamente risentono della situazione creatasi, ma il loro crescere, e crescere bene con forza e con valori sani, non sarà di certo inferiore a quello degli altri figli ( mie figlie comprese … ), giacchè e Tu ed @Aquila ci mettete, nell’ accompagnarli alla loro vita, la mente, il cuore, la responsabilità e l’ affetto !

        Commento di cavaliereerrante | 20 gennaio 2013 | Rispondi

  5. p.s. ora come minimo mi devi una camomilla per riuscire a dormire… 😦

    Commento di maria | 20 gennaio 2013 | Rispondi

    • Come minimo ?!?
      E come massimo ??? 😯

      Commento di cavaliereerrante | 20 gennaio 2013 | Rispondi

  6. e stasera ascoltavo questa vecchia canzone. Che forse per me ha un suo significato. Forse. Forse.

    Commento di maria | 20 gennaio 2013 | Rispondi

    • “Forse. Forse”. @Maria ?!?!? 😯
      Nooono … secondo me “FORSE, SEMPRE FORSE ….. FORTISSIMAMENTE FORSE” ! :mrgreen:
      Beh … per la camomilla che @Aquila non ti offrirà ( penso che se ne sia andato a letto …. ma … ehm …. chissà ? ), posso offrirti io questa ! 😀

      🙂
      Ps. Naturalmente …. bellissime, anche le due canzoni postate da te !

      Commento di cavaliereerrante | 20 gennaio 2013 | Rispondi

    • per me questa canzone ha molto significato e mi ha colpito molto il tuo commento di prima. Non so che altro dire.

      Commento di Rory | 20 gennaio 2013 | Rispondi

    • era questa la canzone che per me ha significato ma WP mi ha postato il commento più giù. 🙂

      Commento di Rory | 20 gennaio 2013 | Rispondi

  7. anche…

    Commento di maria | 20 gennaio 2013 | Rispondi

  8. Non entro nel merito della questione divorzi, famiglie divise…
    Invece io la settimana scorsa ho visto “La migliore offerta” di Tornatore. Anche lì si parlava d’amore nel senso che c’era la presenza della donna angelo/diavolo a creare scompiglio nella vita del banditore d’aste 😉

    Commento di anto1977 | 20 gennaio 2013 | Rispondi

  9. Non posso sapere se sei stato veramente o no un cattivo marito, se ti riferisci a qualcosa di specifico o ad un atteggiamento più generale,se ci possono essere o meno i margini per ricominciare con la stessa persona. Di certo averci riflettuto può tornarti utile per non fare ancora gli stessi sbagli, e se vuoi, in mezzo a tanto dolore, è già qualcosa di positivo. Sul tuo essere padre qualche certezza in più ce l’ho, penso che l’affetto di tua figlia qualche conferma te la dia, o no?
    Bella la canzone dei Gemelli diversi, piace tanto anche a me 🙂
    Buona domenica 🙂

    Commento di Luisa | 20 gennaio 2013 | Rispondi

  10. Nella versione di “Dammi solo un minuto” dei Gemelli Diversi manca una frase fondamentale rispetto a quella dei Pooh.
    E’ una frase senza la quale quella versione, pur apprezzabile, rimane una canzonetta, mentre io preferisco l’originale.
    Qual è la frase?
    Questa: “è stato un bel tempo il mio tempo con te“.
    Direi che è il “cuore” di tutto il ragionamento. E’ il riconoscimento del proprio passato, che in quanto tale è appunto passato e non tornerà più. E’ il riconoscimento che ognuno di noi è la propria storia, metabolizzata. E’ il mettere da parte rancori e risentimenti e prendere atto che si è vissuto una parte della propria vita (più o meno lunga, dipende dai casi) con un’altra persona e che si sono vissuti momenti incomparabili, fiabeschi, affascinanti, stupendi, perché così avviene nel 99% dei casi.
    Il non riconoscere il proprio passato vuol dire esserne prigionieri e farlo pesare sui propri figli. Vuol dire mantenere sempre aperta la porta del rancore e dei rimpianti.
    Guardare in faccia l’altro/a e dirgli “è stato un bel tempo il mio tempo con te” vuol dire riconoscere che non si è sprecata una parte della propria vita, che anzi può avere lasciato sul terreno non macerie, ma costruzioni splendide (per esempio i figli).
    Ci vuole forza per farlo, ma è necessario per poter andare avanti.

    Commento di aquilanonvedente | 20 gennaio 2013 | Rispondi

    • Verissimo, Mauro.
      Diciamo che è quello che sto provando a fare.
      Non è facile, come dici tu.

      Commento di maria | 20 gennaio 2013 | Rispondi

    • Una sola cosa @Mauro : sei una Persona “vera” …. di cui son fiero essere amico !!!
      Se hai attraversato un dolore che intuisco esser stato intenso, se sei rimasto ciò che sei …. beh il futuro, per quanto precario possa essere ( per tutti noi … ), Tu puoi affrontarlo guardandolo negli occhi “da pari a pari”, continuando ad essere, per tua figlia, un Padre vero …. un Padre affettuoso, una guida attenta e responsabile .
      Ti abbraccio …. e ti stimo, ed auspico per te ogni bene ….
      @Bruno ….

      Commento di cavaliereerrante | 20 gennaio 2013 | Rispondi

  11. Buon senso e maturità la tua, Aquila. Quando si arriva a distruggere anche i bei ricordi s’è veramente sprecato tempo energie e illusioni.

    Commento di Luisa | 20 gennaio 2013 | Rispondi

  12. colpita e affondata caro mio. due figli due separazioni. io figlia di genitori separati. che dire. so. so tutto il dolore che si prova da tutte le parti in causa. ma, come per tutte le esperienze della vita se gestite bene, se ne può sempre uscire fuori migliori. Più forti, più consapevoli di se e dei propri limiti. certo vanno gestite. e questo tuo foglietto degli appunti mi dice che lo hai fatto. e per questo ti abbraccerei.
    buona notte

    Commento di elinepal | 21 gennaio 2013 | Rispondi

  13. In una situazione del genere non mi ci sono mai trovata anche se l’ho vissuta indirettamente con le amiche separate e con i figli che cercano di sopravvivere.

    Bacio

    Commento di kylie | 21 gennaio 2013 | Rispondi

  14. Caspiterina quanto amore, romanticismo e malinconia c’è qui dentro… Non conosco queste situazioni (solo mio fratello) e non conosco questi stati d’animo. Li posso solo percepire leggendoti e questo mi mette malinconia.
    Ciao Aquila!

    Commento di Mapy | 21 gennaio 2013 | Rispondi

    • Ciao aquila,
      quanto dolore in questo post. A volte capita di discutere con mio marito davanti ai miei figli, si vorrebbe non farlo ma succede e Emma, che ha 4 anni, di solito cerca di smorzare i toni richiedendo attenzioni, vederci litigare la spiazza, la angoscia. Non riesco neanche a immaginare il dolore che devi aver visto negli occhi della tua giorno dopo giorno.
      Però ti dico una cosa, la mia famiglia di origine non si è divisa, i miei genitori hanno scelto di “salvare le apparenze” e ti assicuro che una famiglia di facciata lascia segni profondi che ti porti dietro per sempre.
      Non credo tu sia stato un cattivo marito, credo che ognuno di noi faccia quello che puo fare con i mezzi che ha e già questo foglietto di cui racconti testimonia che tu di mezzi ne hai molti.
      Ti abbraccio

      Commento di Ladyosempre | 26 gennaio 2013 | Rispondi


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