D.S.K.
DSK, ovvero Dominique Strauss-Kahn, ormai sappiamo tutti chi è.
C’ha due cognomi, come il nostro Lorenzo Bini Smaghi, che è quello che sta nella Banca Centrale Europea e dovrebbe “fare un passo indietro”, per consentire che diventi presidente Mario Draghi, ma due italiani in una banca sono troppi: uno basta e avanza. Ma Bini Smaghi non ne vuole sapere, ovvero, vuole un incarico ancora più importante, magari proprio quello lasciato libero da Draghi.
Ma chiudiamo questa divagazione. DSK il 14 maggio è stato arrestato dalla polizia di New York per tentata violenza sessuale (credo che ci sia di mezzo anche il sequestro di persona) ai danni di una cameriera dell’hotel dove alloggiava. L’arresto è stato degno dei migliori film d’azione: il fetentone era già a bordo dell’aereo, ovviamente in business class, quando i poliziotti sono saliti, l’hanno fatto scendere e l’hanno ammanettato.
Ho sentito e letto, anche su alcuni blog, vere e proprie esplosioni di gioia e soddisfazione, ovviamente da parte femminile.
L’occasione era veramente ghiotta: un potentissimo uomo, direttore del Fondo Monetario Internazionale (mica un Tremonti qualunque), bianco, socialista (questa è un’aggravante: la prova che gli uomini di sinistra sono anche peggio di quelli di destra), uno che stava preparando nientepopodimenoche il piano di salvataggio della Grecia (mica uno che non si sa che cazzo sta facendo, come per esempio il Calderoli), viene arrestato, si deve dimettere e la sua carriera è praticamente finita perché accusato di stupro da una cameriera, povera, nera e forse anche dalla dubbia moralità, però si sa che in questi casi non conta niente, perché la violenza è violenza punto e basta (e questo è vero).
Qualcuno aveva adombrato il sospetto di un complotto nei confronti di DSK, ma subito sono emerse voci, testimonianze, giuramenti su tentativi precedenti di violenza sessuale nei confronti delle sue collaboratrici: insomma, il fetentone pare fosse più aduso a correr dietro alle gonne che ai debiti dei paesi “sovrani”.
E giù encomi agli USA e alla giustizia americana, che non guarda in faccia a nessuno, è veloce eccetera eccetera. Quello stesso Paese messo sulla graticola per la sua politica internazionale, finanziaria, economica, interna, per i palestinesi, il petrolio, la NATO, l’Afghanistan e chi più ne ha più ne metta, in questo caso era diventato un simbolo della civiltà, e non solo giuridica.
Ieri al fetentone sono stati revocati gli arresti domiciliari, praticamente è tornato quasi libero. Le accuse a suo carico al momento rimangono in piedi, ma si legge dappertutto che molto probabilmente verranno ritirate, perchè la sua accusatrice non è credibile e quindi il famoso rapporto sessuale tra i due potrebbe essere stato effettivamente consensuale. Pare addirittura che la Procura di New York abbia espresso qualche dubbio su come sono state condotte le prime indagini.
Ovviamente adesso le persone che prima gongolavano diranno che, così ricco e potente, DSK ha messo in campo un esercito di investigatori per trovare le contraddizioni nelle accuse a suo carico, che forse si è comprato i poliziotti e i giudici, che probabilmente c’è un complotto politico-internazionale, uguale e contrario al precedente, per scagionarlo e fargli conseguire una maggiore popolarità.
Potrei ovviamente prendere spunto da questa vicenda per svolgere una serie di considerazioni sul tema “violenza alle donne“, che esiste sicuramente ma che viene amplificata e distorta da analisi e statistiche in alcuni casi ridicole, che fanno male anzitutto alle donne.
Ma non lo farò. Sarebbe troppo facile e gli uomini non amano le cose facili…