Aquila Non Vedente

Aquila e tutta la sua famiglia (compreso Bibùlo)

La solitudine dei numeri primi

Stanotte, complice una semi-insonnia che mi ha svegliato alle due, ho terminato la lettura de “La solitudine dei numeri primi” di Paolo Giordano.

Come ho anticipato nel post precedente, non ritengo che questo faccia parte della categoria dei libri da comprare. Fa parte di quelli da leggere se proprio non c’è di meglio o se ci si fa vincere dalla curiosità, ma io credo che non lo rileggerò, non mi ha stimolato particolari riflessioni, non ho sentito il bisogno di rileggere e sottolineare determinati passaggi, come è accaduto per “Firmino” e per “L’eleganza del riccio”.

Il libro è scritto bene. La cosa che maggiormente mi ha colpito sono le descrizioni dei personaggi, delle situazioni e dei luoghi: né superficiali né troppo approfondite. Direi la misura giusta per le moderne esigenze di lettura, soprattutto dei giovani.

Spesso viene lasciato spazio all’immaginazione del lettore, che può rappresentarsi la prosecuzione e la fine di un particolare episodio lasciato in sospeso, anche se non se ne sente molto il bisogno perché la storia prosegue comunque.

Credo che la giuria del premio Strega abbia avuto non uno, ma dieci occhi puntati sulle esigenze di mercato.

I protagonisti sono Alice e Mattia.

Alice è una ragazza e poi donna zoppa e anoressica. E’ zoppa a causa di un incidente sugli sci, sport che non ama ma al quale viene costretta dal padre.

Mattia è un ragazzo e poi uomo taciturno e autolesionista. Rimane traumatizzato dopo avere abbandonato da bambino la sorella disabile in un parco, che non è più stata ritrovata.

Alice svilupperà l’hobby prima e la professione poi di fotografa.

Mattia si laurea in matematica.

Alice e Mattia sono come due numeri primi: si attirano, stanno vicini senza mai toccarsi veramente.

Solo loro si capiscono con una semplice occhiata, ma vivranno le loro vite separate. Alice si sposa, ma il rapporto con il marito va a catafascio. Mattia andrà all’estero e non sarà mai in grado di sviluppare rapporti normali con le altre persone.

Il libro snocciola una serie di episodi della loro vita caratterizzati da questa impossibilità di rapportarsi con gli altri e forse prima ancora con sé stessi.

Ma quello che non si capisce è se queste due persone “numeri primi” lo sono diventati oppure lo sono nati.

Non è una questione di lana caprina, perché nel primo caso il libro è semplicemente la storia di due brutte vite familiari, della disattenzione dei genitori nei confronti dei figli.

Nel secondo caso, invece, la storia assumerebbe un connotato completamente diverso, perché allora la solitudine sarebbe qualcosa di congenito in queste due persone. Ma una solitudine così è un baratro senza fondo, è una catastrofe che occorre saper controllare per non impazzire e che Giordano non sa raccontare, perché forse lui non l’ha mai provata.

Ecco, l’impressione che ho avuto è che Giordano non abbia mai provato cosa significa la solitudine nel senso più infernale del termine (“La solitudine è il campo da gioco di satana” – Nabokov).

Ecco, questo è quello che penso di questo libro.

Se qualcuno lo vuole, glielo regalo. Costa 18 euro, ma all’Ipercoop lo vendevano con il 30% di sconto (ho risparmiato 5 euro e 40 centesimi, giusto il costo di un pacchetto di sigarette).

Io ho scritto mesi fa un racconto sulla solitudine.

Trattasi di un racconto “bonsai” di una pagina, pubblicato su una rivista letteraria. La solitudine del mio protagonista è molto più pesante di questa. Chi lo volesse leggere, me lo chieda e glielo mando via mail.

Buonanotte.

P.S.: stasera mi è sorta improvvisa la voglia di scrivere, in maniera sistematica e regolare, come accadeva una volta. Ho diversi racconti e soprattutto il mio libro da terminare.

Chissà perché questa voglia mi prende sempre quando la montagna di panni da stirare si avvicina al metro di altezza…

Mah… misteri della vita.

21 luglio 2008 - Posted by | Libri |

13 commenti »

  1. Aspetto il tuo racconto! Ma perchè solo in via privata e non sul blog?! 🙂

    Commento di karla | 22 luglio 2008 | Rispondi

  2. Questione di privacy.

    Commento di aquilanonvedente | 22 luglio 2008 | Rispondi

  3. Ma quanti blog hai, non ci capisco più nulla!?

    Commento di lavinia | 22 luglio 2008 | Rispondi

  4. no,grazie. ho letto l’incipit,ma non mi attrae particolarmente questo libro. ora che sono in vacanza,ho voglia di leggere roba leggera e stupida per un po’. hai presente quando sei costretto a fare qualcosa e poi lo odi?ecco,io ho dovuto leggere tutte le opere di gadda,italo svevo,pirandello…voglio che la mente evada per un po’.
    hai ragione,dovrei farmi l’identificatore di chiamata.

    Commento di tania_01 | 22 luglio 2008 | Rispondi

  5. dimenticavo,ps,se vuoi,mi mandi via mail il tuo racconto?

    Commento di tania_01 | 22 luglio 2008 | Rispondi

  6. Io lo leggerei volentieri il tuo racconto. La solitudine dal punto di vista altrui è un argomento che mi interessa.
    A.

    Commento di a77 | 22 luglio 2008 | Rispondi

  7. … difficile che uno scrittore maschio possa parlare di donne, difficile che una scrittrice possa parlare di uomini, difficile per chiunque parlare di solitudine, sen non l’ha sentita sulla pelle…

    Commento di Linda | 22 luglio 2008 | Rispondi

  8. a me interessa quello che hai scritto, me lo manderesti? E perchè non postarlo? Io ci giro spesso nella solitudine!

    Hai ragione, chi non l’ha provata non può conoscerla, non può raccontarla….ma è difficile anche per chi sa di cosa sta parlando!

    Commento di dedy | 22 luglio 2008 | Rispondi

  9. Se puoi mandami il racconto, lo leggo con molto piacere.

    Il libro di cui parli. Non so dire se mi è piaciuto o meno. So che mi ha fatto un grande male leggerlo perché ha portato a galla vicende della mia vita passata, che poi ti rendi conto che non è passata mai del tutto. Tutto è lì, ancora.

    Soli si nasce. E niente e nessuno può cambiare questo stato, questo modo di essere.

    Commento di melania | 22 luglio 2008 | Rispondi

  10. Non condivido affatto il tuo giudizio su questo romanzo. A me è piaciuto molto, l’ho letto subito, appena uscito, perchè l’autore è un ragazzo amico di mia figlia,un ragazzo comunaque molto complicato e pieno di misteri a cui voglio bene. Può darsi che questo influenzi il mio giudizio, ma inceramente io l’ho trovato molto interessante e sono convinta che paolo ha ancora molte cose da dire. Una pecca che ho trovato in questo romanzo è stato il linguaggio, assolutamente perfetto, forse troppo, quasi trattenuto, frenato, e in questo ho riconosciuto inconfondibilmente il suo autore.
    Quanto ai tuoi racconti, anch’io sono molto curiosa di leggerli.Si può fare?

    Commento di raperonzola54 | 22 luglio 2008 | Rispondi

  11. Straordinaria recensione, complimenti!

    Commento di Aurorablu | 24 luglio 2008 | Rispondi

  12. Appena finito di leggere questo libro. Mi è piaciuto! E’ fatto bene. L’ho letto in modo scorrevole e incalzante. E questa è, a mio parere, una notevole qualità. La storia è amara anche perchè, a prescindere dai particolari determinati per i due protagonisti, ognuno di noi può riconoscere una “minima” parte di sè stesso in qualche riflessione.
    Mi ha coinvolto molto soprattutto la frase conclusiva:
    “….Anche questa volta non sarebbe arrivato nessuno. Ma lei non stava più aspettando.
    Sorrise verso il cielo terso. Con un pò di fatica, sapeva alzarsi da sola.”
    Si potrebbe leggere un senso positivo ma io invece ho sentito tutta la drammaticità del libro e della storia.. e della solitudine in queste parole! Un terribile senso di amaro in bocca .. sdraiata sul letto.. ho appoggiato il libro sul stomaco e mi son resa conto che mi scendeva qualche lacrima..

    Commento di karla | 17 settembre 2008 | Rispondi

  13. Io rimango comunque del mio parere originario.
    Per quanto riguarda l’amaro in bocca, il peso sullo stomaco, le lacrime… beh, vediamo di mangiare più leggero, eh?

    Commento di aquilanonvedente | 18 settembre 2008 | Rispondi


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